Se tutto andato come doveva andare, in questo momento sono in volo verso il Giappone. Miracoli della pubblicazione programmata di WordPress.
Se tutto andato come doveva andare, i fotografi e la prode Sissa -la nostra salvavita, collega della Deb-mi hanno gi dato gli indirizzi delle gallerie Flickr (o quant’altro) da linkarvi per farvi vedere come s’era messi ieri. Questa la prima prova:
Si, insomma, ci si dovrebbe esser sposati, ecco.
Ci siamo preparati bene, quantomeno, nonostane il Giochi senza Frontiere continuo che la sorte ha voluto darci in dono. Volete che vi narri i retroscena?
Si comincia dalla scelta della chiesa e del corso prematrimoniale, parecchio ma parecchio alternativi, ma dei quali sia io che la Deb abbiam gi parlato qui, qui, qui e qui.
Poi, i millemila piccoli dettagli.
Le bomboniere? Si comprano online, a Sulmona. Tre giorni prima del sisma che ha devastato buona parte dell’Abruzzo.
Cosa ci mettiamo assieme? M&M’s coi nostri nomi e la data. Arrivano in gran parte crepate, occorre un nuovo ordine.
Le pubblicazioni religiose? Il prete della parrocchia della Deb, normalmente irreperibile, in un momento di reperibilit, sbaglia il mio nome (come se Simonefabio esistesse) e posticipa tutta la burocrazia -pubblicazioni civili, Curia, quant’altro- di due settimane. Sotto agosto. Quando la parte burocratica civile fatta -tempi comunali e cortesia da record- e manca solo il suo “visto si sposi” per portare tutto in Curia, ohp!, lui in ferie. Quando torna, dobbiamo esserci tutti e due, mi fa firmare le rinunce alla patria potest in materia di educazione dei figli, chiede a Deb se la obbligo a sposarmi (no, solo pazza), e compila i fogli in maniera che in Curia glieli rimandano indietro per non so quale vizio di forma. Roba che se non mi rassicuravano l’ufficiale d’anagrafe a Campi prima e l’assistente del parroco celebrante poi, gli avevo riempito le acquasantiere di sodio metallico e soda caustica in polvere. Ma se leggete questo vuol dire che andata bene. O che mi son dimenticato di bloccare la pubblicazione automatica, preso da altre beghe. Francamente spero la prima.
Torniamo a noi. La confezione delle bomboniere con gli M&M’s spettata alle agili manine della Deb, che ne ha fatte 200 in due pomeriggi, invece di godersi le ferie, coadiuvata anche da una macchinetta-supporto-forma creata dal su’babbo, il mi’geniale suocero. Reperire il tulle e il nastro, farsi stampare gli adesivucci, invece stato un buon lavoro di squadra. E’ venuto un cesto tanto bello che pure la mi’infallibile mamma ha dovuto dire “Mai mi sarei aspettata un cos bel risultato”.
La scelta delle musiche -tacitamente avallate (oddio, pi che tacitamente, visto che la malleveria stata “fate voi, dev’essere una festa”, dovrei dire “irresponsabilmente”) da Don Giorgio stata pi travagliata. Il mio ingresso -al momento in cui scrivo non riesco ancora a immaginare la reazione della mi’mamma, ma spero che la prenda bene, visto che “dev’essere una festa” e che sa che n io n la Debora siamo normali- stato accompagnato da un medley della marcia nuziale e quella imperiale di Guerre Stellari… qualche nota per l’abbocco ai presenti, e poi il prode Rick ha cambiato tema. Se il tempismo stato buono, chi ha capito ha sorriso… e spero che ci sia un filmato, come spero che ci sia un filmato dell’uscita, sulle note di “Happy together” dei Turtles, che ha sostituito “Tema” dei Giganti col minimo preavviso possibile per un musicista serio e dei coristi a modo. Per avevano a che fare con me e la Deb, poverelli, che si potevano aspettare?
Io non ero vestito solo fico, ero strepitoso. La prima volta che sono andato a sentire per il vestito, m’han messo un catalogo di tre kg in mano e m’han detto cifre come “1500, pi cintura scarpe e camicia”. Aha, come no. Se va bene, lo uso una volta sola, _se va bene_. Ohp, stessa marca, outlet di Barberino: meno della met, camicia compresa. E visto che non sono un nababbo, ho pure pagato un quarto del prezzo di listino (scan-da-lo-so! roba che va in terra e sotto i piedi, ve ne ricordate? ci si pesta le merde, non un’apparecchiatura che salva le vite in sala operatoria) nel negozio accanto, delle opportune calzature. I gemelli sono un acquisto da un cliente della Deb che produce camicie.
Con la stoffa avanzata dalla messa a misura lo stilista (no, dico, “lo stilista,” mica cacca, lavora per produzioni teatrali) che ha ideato, tinto la stoffa e cucito il vestito della Deb, ha fatto pure la fascia per la mia mezza tuba. Poi ha deciso che non ci stava bene, e voleva farne un fiocco ottocentesco. Poi niente nemmeno di quello, una cravatta bellissima a fazzoletto color avorio antico che mi piace da matti ma, ahim, non batte la prima che ho acquistato. Mi spiace, Lucio.
Si, sono sceso dall’auto, ho intrattenuto i convitati e presumibilmente ho fatto gran parte delle foto con mezza tuba e bastone da passeggio, anche questo una sciccheria (da leggersi con la erre gutturale: “Cold Steel City Stick: vetRoResina indistRuttibile per il bastone, acciaio a specchio per il pomo. Una potenza d’impatto devastante… perch il matRimonio una gueRRa peR il buongusto dove il Ricco pRevale sul pRoletaRio accapaRRandosi gli accessoRi pi letali”).
Gi, l’auto. Un maggiolone arancione? rosa? un furgoncino Volkswagen hippy? una BMW grigia e banale? fino ai primi di settembre -spero, visto che scrivo a met agosto e avremo notizie solo per quella data, e solo poi corregger questo post- non l’abbiamo saputo per certo. Il furgone stata la scelta definitiva, edito infine: verde pistacchio addobbato con tulle arancio, alla fine un cono gelato lisergico.
Il vestito della Deb lo vedete -forse- in foto, visto che fino all’ultimo momento stato per me un perplimente mistero, ovviamente. Ho visto prima -e di poco- solo il fiore di stoffa coordinato da mettermi all’occhiello, fonte di mille speculazioni.
I miei testimoni, dai cinque che volevo -imbarazzo totale, visto che avrei dovuto escluderne uno, presumibilmente mediante roulette russa-, con la defezione di Rick, impegnato a suonare, e del mi’fratello, impegnato a vomitarmi nella tuba fuori dalla chiesa a causa dei suoi attacchi di claustrofobia e demofobia ( di famiglia) aggravati da fiori e incenso, son diventati tre.
Tre persone che in un modo o nell’altro mi sopportano e accompagnano da almeno quindici anni, e per i quali ho ordinato una bomboniera speciale, che fosse utile e stravagante, ricordasse me come tipo di oggetto -ebeh- e che recasse inciso un diretto richiamo al matrimonio… insomma, spero che riescano a portarseli in tasca e a sorridere ogni volta che li usano.
Il viaggio di nozze stato l’unica cosa certa: Giappone, il tal itinerario -che potete vedere ancora per un po’ cliccando qua a destra-, i tali giorni, la tale agenzia. Il pagamento un po’ meno. Come ci aveva avvisato l’agente di viaggio, le quote della lista di nozze sono arrivate tutte assieme negli ultimi quindici giorni. Ci non toglie che fino a luned scorso io e Deb ci stessimo cacando sotto per il terrore di dover recuperare ennemila euro per non dover convertire il viaggio con uno a Riccione, che fa rima ma non la stessa cosa.
Le partecipazioni, ideate dalla Deb, le vedete qualche post qui sotto. I capi le avevano promesso “ci pensiamo noi”. Ovviamente, come sempre succede quando si promette qualcosa con tanta sicurezza, altre faccende pi pressanti li hanno distratti, e la povera Figlioluccia, anima di pubblicitaria, ha dovuto inventarsi tutte quelle balle sul mio conto per rendermi simpatico ai parenti.
Il cake topper come lo volevamo noi, scanzonato e magari autobiografico, tipo due tatini al computer che si sorridevano, e magari che ci somigliassero -“Si, come no, America!”- NON ESISTE. Lo dico con sicurezza, perch s’ cercato, almeno con due su tre delle qualit suespresse. Non era nemmeno realizzabile, visto che l’unica persona con la manualit adatta che conosco l’ha rimosso dalla memoria almeno due volte, come si fa coi concetti estranei al senso comune.
Insomma, se ne preso uno tenero, inusuale, direttamente dagli iuessi, niente coppia col palo in culo, ma due tatini seduti sul bordo torta che si sbaciucchiano.
E ci piace.
Il ristorante e i rinfreschi, o almeno la loro pianificazione, sono stati travagliati.
Assai. Che vi basti sapere “assai”, visto che i ricordi dei dettagli sono per me ancora dolorosi.
Sia per il tempo atmosferico incerto fino all’ultimo (“Fuori si sta bene, ma dentro pi di cento sar un problema”), sia per l’impossibilit di trasportare ennemila bellissime tartine fatte in casa nel bagagliaio di un SUV senza mescolarle come una mano di briscola, sia per la difficolt di trovare qualcuno che sporzionasse e versasse due bicchieri di spumante senza chiederti in cambio l’anima del primogenito.
A fine pasto abbiamo offerto il mio idromele, etichettato dall’ottima Circetta, sigillato a ceralacca e dotato di capsula sul tappo cognac richiudibile, da me e da un paziente genitore proprietario della MIA* pistola ad aria calda.
Nel momento in cui scrivo, spero ancora che sia gradito da amici e parenti, se no tocca regalare le bottiglie ammezzate ai compagni di sala d’arme, che di solito gradiscono assai l’idromele di “Nerocorvo”:)
Danze, e poi un rimbalzo sul letto in albergo, pronti a partire verso il Giappone… e magari integrer la cronaca e le notizie pi avanti, ok? 😀
*Si, vabb, ne avevo comprata una io, mio padre l’ha fusa, ne ha comprata un’altra da darmi in sostituzione, se l’ tenuta. E va pure bene cos perch quella che ha comprato lui se la lasci da sola fa il caff e predica alle genti, la mia spargeva polonio in giro.