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Spigolature

Di fronte a un telefilm. Ci sono due personaggi, uno dei quali mi è familiare, quindi chiedo alla mia IMDB personale:
“Cosa ha fatto lui?”
“Quale dei due?”
“Quello alto”
“Non lo so”
“Bah, quello basso?”
“Nemmeno”
“E allora cosa mi hai chiesto a fare ‘quale dei due?'”
Non ha risposto.

Non so se ho parlato del collega che prega per la pioggia in ogni giorno dell’anno, stagioni di vendemmie, olive e ferie (altrui) comprese.
Ecco, ieri dal soffitto ha cominciato a gocciolare sulla sua testa. E solo lì.
Il mio ateismo ha ricevuto un brutto colpo.

Nelle previsioni del tempo, stamani hanno menzionato una “depressione britannica”.
Abbiamo passato dieci minuti a farci l’un l’altro:
“So sorryyyyy…”
“I’m sad. So sad”
“Leave me alone, leave me alone…”
Saremo cretini?

Galline e Passere

 

Voi ci credete nelle congiunzioni astrali? Io sì.

Ieri sera cena tra galline in Piazza della Passera (nomen omen).

Io, LaBoss, Trucco&Parrucco, L’Agitata.

Dico a Trucco&Parrucco che mi deve aiutare a ricontattare i tipi della vettura che io e Tamino abbiamo scelto per il matrimonio. Sono amici suoi e sono un po’ naif, aspetto le foto da circa tre mesi, la vettura è a Massaciuccoli e non abbiamo avuto mai tempo (e forse anche voglia di andarci). Mi squilla il telefono. La tipa del nostro mezzo! Si scusa, si prostra e mi dice che – guardacaso – è a Firenze e – guardacaso – ha le foto della vettura con sé. Ci raggiunge. In piazza della Passera c’è un ristorante tra i più rinomati a Firenze. E c’è pure il concerto di Ginevra de Marco. Noi mangiamo dentro, la musica ci arriva ovattata e fuori la piazza è gremita.

Cinque donne.

C’è chi ha attraversato un periodo pessimo sentimentalmente, ma ha saputo ritrovarsi e rimettersi in piedi.

C’è chi racconta di un casting fatto a una squadra di rugby nel pomeriggio, con incursioni nello spogliatoio.

C’è chi è sposato da 20 anni e quando parla del marito è ancora emozionata.

C’è chi è felice per te anche se ti conosce da 5 minuti e dice:  ”Quando incontri Lui e lo vuoi sposare, capisci che stai vivendo un dono. E’ come avere una marcia in più, una forza che prima non avevi.

E a volte ti senti quasi in colpa per quanto sei fortunata.”

C’è chi arriva a fine cena e annuncia che sì, dopo 10 anni di relazione ha deciso di sposarsi, per amore e solo per amore.

In piazza ci sono le rificolone e dal palco del concerto partono delle piccolissime mongofiere in carta, rosse e a forma di cuore. 

Sono davvero felice.

Wanted!

Yawn.

Che è il suono che si produce quando si sbadiglia e si stirano i muscoli. 

No, non sono stata in letargo.

In studio c’è stato una specie di terremoto emozionale e lavorativo. Di quelli pesanti, anzi, il più pesante che abbia mai visto (e subito) in questi 7 anni di delirio nel favoloso mondo della comunicazione. 

Comunque sono (loro) e siamo (io e L’Apprendista mia adorata) sopravvissuti.

Per ora almeno.

I preparativi per il matrimonio fervono e sono a buon punto. Certo, ci sono stati alcuni problemini. 

Tipo che le bomboniere che abbiamo scelto io e Tamino mio adorato e amoroso facevano e fanno decisamente schifo alla Tamino family. 

E che anche i confetti da noi scelti facevano e fanno decisamente schifo alla Tamino family. 

Senza considerare che anche il posto dove andremo a gozzovigliare a cena ha fatto decisamente schifo alla Tamino family.

In effetti, ora che mi fermo a riflettere, la Tamino family ha gusti decisamente opposti ai nostri. 

E in effetti sono un’ingenua, perché pensavo che dire: “Non voglio nessun castello o villa e non voglio un catering, ma un posto che sia bello ma anche non snobbino, esattamente come siamo noi” oppure “Odio gli animaletti in vetro di Murano e le coccinelle in argento” fosse sufficientemente chiaro. Probabilmente parlo una lingua difficle da comprendere e la parla anche Tamino (mai una volta ci siamo trovati in disaccordo, com’è amoroso l’amore mio!). 

E se all’inizio l’abbiamo buttata sul ridere, ora abbiamo deciso di fregarcene allegramente. 

E ops, purtropo le partecipazioni sono già in stampa e nessuno di loro le ha viste.

E ops, probabilmente si aspettano di vedere salire me e Tamino su una lucida e nerissima Mercedes e invece… (non ve lo dico, sarà una sorpresa!).

Perché questo è il NOSTRO matrimonio.

E io non vedo l’ora.

Di tutto il resto, siceramente, me ne infischio.

Fidati, te la do gratis. (Una randellata in testa!)

Volevo tanto inserire l’immagine della campagna di cui mi appresto a parlare. Ma WordPress si ribella.
Comunque, non so se vi è capitato di vederla. C’è una bella ragazza, in primo piano.
Headline: Fidati, te la do gratis.
Più lontano e più piccolo c’è la specifica: La montatura.

Poveri, poveri, poveri creativi.
Me li immagino.
Probabilmente maschi, perché voglio sperare che se ci fosse stata una donna nel tema avrebbe detto loro che no, non sono simpaticissimi. E neppure brillanti.
E io me li immagino, col briefing davanti. A pensare come poter esplicare il concetto. In maniera divertente e ammiccante.
Poi ad uno di loro viene il colpo di genio. E butta lì l’headline. E gli altri ridono (sghignazzano, forse). E poi magari pensano anche di aver fatto una cosa figa.
Perché solo quella (la figa) hanno in testa.
Ecco, io vorrei dire a chi ha partorito cotanta creatività che la creatività a mio avviso è altro. Magari non quella che faccio io, per carità. Ma DI CERTO non quella che avete fatto voi.

La senti questa voce?

Ieri domenica di sole.
Dopo una luuuuunga passeggiata (”Passiamo di là, che è più corta!” “No, è più corta di qua!” “No!” “Sì!” “No!” Sì!” etc etc), io e il Tamino mio adorato siamo giunti al teatro Verdi. Ci Aspettava un musical di tutto rispetto: Chorus Line.
Ci sediamo. Posizione ottima per la visuale. Ci rendiamo però conto che siamo accerchiati. Da fan accaniti? vi chiederete voi? No, da vecchiette che a occhio e croce ne sanno di musical quanto io di pizzo a tombolo.
Incrociamo le dita.
Parte lo spettacolo e in effetti avevamo ragione. Le due arzille signore dietro di noi hanno giustappunto atteso le prime due note per iniziare a ciarlare. “Shhhhhhhhhh!” sibiliamo a unisono io e Tamino.
La Compagnia della Rancia è brava. Ha questo viziaccio di voler tradurre le canzoni in italiano, però in particolar modo a livello canoro, gli interpreti sono davvero tutti validi. Intanto dietro il tumulto. “Eh, ma è tutto cantato!?!” “Ma come?!?!” “Eh, mi sa di sì!”
Shhhhhhhhhhhhh, di nuovo.
Su “At the ballet” ho la pelle d’oca, le tre cantanti sono braverrime e davvero emozionanti.
“No, guarda, mica possono andare avanti così per due ore!?!”
“Infatti, che poi il film mica era così!”
Ecco, allora, io vorrei dire che:
– capisco che tu abbia l’abbonamento dal giorno dell’inaugurazione del teatro verdi e quindi ormai visto che son due secoli che non ti perdi uno spettacolo, ti scoccia non venire a vedere Chorus line;
– capisco che tu abbia visto il film e sia delusa dal fatto che il protagonista sia alto la metà di Michael Douglas, parli con spiccato accento lombardo e abbia il sex appeal del mago forrest;
– capisco anche che ti aspettavi più dialoghi e meno canzoni.
Però non puoi trapanare le palle a chi invece lo sapeva che – essendo un musical – gran parte dello spettacolo è fatto di musica e canzoni. Visto poi che cantavano pure bene, puoi per favore fare finta di essere a sanremo e di aspettare IN SILENZIO che si esibisca Albano, che tanto lo so che ascolti solo Albano perché “come canta Albano non canta nessuno e io questi giovani d’oggi che parlano invece di cantare non li capisco?!?!”
“Eh, almeno ci fosse l’intervallo, ce ne potremmo andare!”
E invece no, è un atto unico e ti tocca pure stare lì a sedere.
A quel punto si mobilita pure la vecchiarda ella fila davanti, che parla ad alta voce con la sua imbarazzata vicina di sedia.
Si gira un signora: “Oh, ‘un siamo mica a guardare la televisione!”
Ecco.
A parte questo, bravissimi.
Propongo di istituire un banchetto fuori dall’ingresso del teatro.
“Signora, lo sa cosa va a vedere?”
Ch sa rispondere entra,
Gli altri a casa, a vedere la televisione.

PS: lo so che latito, ma ho un milione di cose da fare.
Però vi penso, tutti.

Meringa o sirena?

Sabato Trucco&Parrucco, la truccatrice amorosissima che ci segue nei servizi fotografici, mi ha accompagnato da un suo amico.
Che ha un atelier.
Di abiti da sposa.
Nella zona di Firenze che mi piace di più, dove ancora le signore si fermano a chiacchierare per la strada salutandosi per nome, abbiamo suonato a un campanello d’ottone, salito tre piani di scale e da lì siamo passate in una dimensione parallela di cui ignoravo l’esistenza. IlSarto ci ha aperto la sua casa atelier e ci siamo stati subito simpatici: il fatto che somigli in maniera impressionante a Pierfrancesco Favino (versione matura) e che abbia un occhio verde chiaro e uno verde scuro ha sicuramente deposto a suo favore. Ho visto, toccato e provato tutto il provabile. E come sta succedendo spesso per questo matrimonio, il primo abito che mi son poggiata addosso è quello che più mi è piaciuto. Ora vedremo come procedere, ma sappiate che sono stata per più di tre ore in mano di due adorabili pazzi, che si divertivano a appiccicarmi ovunque fiori di tutti i colori dell’arcobaleno, farmi provare turbanti appartenuti alla Callas e diademi e coroncine improbabilissime. E incredibilmente, ne sono uscita viva.

Brrrividi d’ammmore

Io odio il freddo.
Davvero, datemi 40 gradi, anche umidi e ne uscirò comunque in qualche modo. Sudata, ma col sorriso e di buonumore. Il freddo invece mi fa proprio girare le palle.
Bene, questo cappello era necessario per raccontarvi la mia serata di ieri.
I genitori di Tamino sono in vacanza. Circa 20 giorni in Thailandia. Hanno fatto benissimo, spero che si divertano e riposino e abbronzino.
Sempre i suddetti genitori hanno due amorosissime micette. Le padrone di casa. Davvero, se dovessi rinascere gatta vorrei essere trattata come loro. A me gli animali piacciono, ma non ci impazzisco. Per intenderci, non sono una di quelle che come vede un cane/gatto/serpente/iguana/pappagallo/topolino si scioglie in tenerezze e inizia a puccipucciare e amorinotesoroso e amoredellamamma etc etc.
Prima della partenza la Tamino famiglia si è raccomandata col mio fidanzato: dai da mangiare alle gatte e se puoi dormi/dormite ogni tanto da loro, sennò si sentono sole. prima che mi diciate che è giusto, sappiate che c’è anche un’altra persona, che con regolarità le nutre e passa del tempo con le palline di pelo fusanti.
Ieri il piano era: uscire dal lavoro, raggiungere Tamino a casa dei suoi, aspettare che lui si docciasse e andare a cena fuori. Poi ok, dormire lì.
Arrivo. Il gelo. Ma non per modo di dire. Proprio il gelo. Di certo le due porte finestre socchiuse per consentire alle gatte di andare e venire non aiutano.
“Amore, magari accendiamo un po’ il riscaldamento?”
Lo guardo e dall’espressione capisco che il riscaldamento non funziona.
Morto.
Kaputt.
Anche la settimana scorsa aveva dato problemi, tanto che poi Tamino lo aveva staccato e si era magicamente acceso da solo senza spegnersi mai.
A questo giro nulla.
Mi tengo il piumino addosso e intanto lui si fa la doccia.
Cioè, ci prova.
“Amoooore, mi controlli se la caldaia ha la fiamma pilota accesa?” mi ulula dal bagno.
Io non ci capisco niente della mia, di caldaia. Figuriamoci di quella di un altro.
Esco, non vedo nulla, andiamo avanti per 5 minuti e poi lui, nudo nudissimo ma con indosso il mio piumino, mi dà indicazioni dalla porta della terrazza mentre io smanaccio sui pulsanti. Nulla. Kaput. Niente acqua calda. Si lava al freddo e al gelo con un po’ d’acqua scaldata nel bollitore. Il passo successivo è il parto in casa, con la levatrice che chiede: “presto, dei panni puliti!”
Intanto salta la luce.
E lui è sempre nudo.
E cerca una torcia e controlla.
E la luce è saltata giù, nel vano condominiale. Eccerto, sennò era troppo facile.
E scendi le scale e trova l’interruttore, e riattaccalo e risali.
Stanotte abbiamo dormito lì.
Mi son meravigliata di avere ancora il naso attaccato al suo posto, stamattina. Mi son vestita restando sotto le coperte.
Ve lo ricordate cosa ho scritto in apertura di post?
Ecco, se non è amore questo…