…e chi sta come gli va

L’altra sera si parlava tra amici su “come si sta” al giorno d’oggi.

Ovviamente, la colpa di TUTTO (di che? di tutto, dal buco nell’ozono alla RAI che non compra i mondiali*) è di Berlusconi.

Però. La pizza è raddoppiata di prezzo. Stranamente, non se ne consuma la metà, però. Non credo che le pizzerie facciano la metà dei coperti di cinque anni fa.

Le sigarette son triplicate, quasi, secondo marca. Eppure che abbian smesso di fumare, o anche solo abbian ridotto, ne conosco pochi. Anzi.

Tutto è raddoppiato, dicono, eppure il mercato non s’è dimezzato.

E qui ho azzardato una spiegazione.

Diciamo che ci garba lamentarci. Prima si stava abbastanza bene, ora si sta un po’ peggio, ma bene lo stesso. Abbiamo imparato a minimizzare il necessario, per continuare a garantirci il superfluo?

Si sta male, però tutti si fanno SKY, un telefono UMTS che utilizzeranno al 10% delle sue possibilità, l’ADSL -spendendo in flat quello che si risparmia in CD piratando MP3-, la Smart forfour (che costa quanto due macchine vere), la borsa o il golfino in materiale scadente di cui si paga solo la firma.

Poi ci si spaventa se la maglietta “da tutti i giorni” si compra “made in china” per risparmiare due euro alla dozzina -e che son sempre state, “made in china”, solo che adesso non ci guadagna più solo Benetton che fabbrica a Yin-Yang e etichetta a Manate sul Muso-.

E’ che la coperta -nemmen troppo corta, in realtà-, non può coprirci contemporaneamente i piedi e fin sopra ai capelli.

Se decidiamo di coprire quel che non importa coprire, si fa fatica a tener caldo quel che VA coperto.

E’ una questione di scelte. Però, come ci garba far lamentazione, non ci garba nulla.

 

 

* non può farmi che piacere, che i soldi delle MIE tasse NON vengano consegnati a miliardari decerebrati in mutande che lavorano 90 minuti la settimana e per il resto del tempo tromban veline -però nella prossima vita, da bambino,  quando la mi’ mamma mi fa ‘simone, torna su che devi studiare’  so come risponderle-

Assedi

Iersera, dopo secoli, son tornato al cinema.

Ovviamente, due film, un tour de force 🙂

“Le crociate” e “La caduta”
Son due assedi, entrambi visti dall’interno, quello di Gerusalemme e quello di Berlino; uno però, “le crociate”, slegato dal fanatismo, staccato dalla religione, quasi asettico.
“La caduta”, invece, trasuda follia e fanatismo. E’ quasi banalizzata la pazzia, e questa banalizzazione è molto disturbante, secondo me.

Il primo è un film che fa, in fondo, passar bene tutti: cristiani e arabi, entrambe le parti combattono per un simbolo, ma considerandolo quel che è, e nel caso, passandoci sopra per salvare il popolo.
C’è buonismo, ma non è melenso.
N’ammmmericanata, ma molto godibile, stranamente, anche per me che della cura storica, della coerenza interna della sceneggiatura (vabbè, in arabo “imprevedibile” si dice “zoccola”) e dei blooper ne fo una malattia.
Ne “la caduta” si da del pazzo a chi deve darlo… però non ci si vergogna di far vedere che anche Hitler accarezzava la segretaria come un babbo.

Film non riabilitativo, nonostante le polemiche… sceglie la via difficile… cioè far vedere che anche un mostro è un essere umano. Il discorso del popolo/simbolo, invece, è esattamente opposto: muoia pure il popolo, per salvare il simbolo Reich.

Ripeto: fa male, per quanto “banale” diventa la follia; si passano due ore a guardare un film su PAZZI -Goebbels!!!!- e quando ci se ne accorge, si da per scontato, non scandalizza.

E intanto, mentre la gente alla fine del film -non credo di rovinare la sorpresa a nessuno, dicendo che Hitler muore- ammazza bambini, si fa saltare la testa, impicca avvelena e brucia, i due IDIOTI accanto a me erano impegnati in un ciuccione ridanciano e semileticato: di quello, ho paura.

Biancheria

'biancheria' un accidente :)

Questa è la foto che volevo far vedere ieri.

Nulla di che, se non…

Sabato mi è venuto a trovare un amico, per motivi di geekkismo.

M’ha chiamato mentre stendevo il bucato.

“La riconosci casa mia?” Gli ho chiesto

“Credo di si”

“Se no, è quella parata a lutto”

“In che senso?”

“Vedrai”

Ecco: almeno l’autoironia, se non il gusto nel vestire, è ben sviluppata…

 

 

 

(a proposito… il ghiaccio la resina l’ha appena intaccata. altri suggerimenti?)

 

 

 

Coca e aspirina? No, grazie, la coca mi fa fare i rutti

Necessaria premessa: non ho cenato, se non con una manciata di noccioline quando ho fatto la supplenza al mi’fratello al bar.

Tornato a casa, già sulle Gilmore avevo un certo abbiocchino. Ho messo su il pane per domattina (fuuuuurbo… farina dappertutto) e ho inziato a stirare davanti alla TV le mie cosine nere.

Tra vapore e tutto, ero in trance. Che fare? Ho aperto il frigo e agganciato una red-bull salvavita-da-autostrada-di-prima-mattina-dopo-i-bagordi-fino-a-tardi. La situazione s’è ristabilizzata.

Ho scaricato quel poco di spesa che ho recuperato al bar e che avevo lasciato in corridoio: una busta di Ritornelli –biscotti bigusto al limite del legale- omaggiatami da mia madre.

Preso da un attacco di gola, mi son fatto una tazza di latte in cui pucciare i suddetti.

Bene, non so se è la cocaina che mettono nei Ritornelli per dare assuefazione, il vapore, o l’effetto sedativo del latte che batte contro la Red Bull, ma sono in trip. Mi sento lungo, ho le mani a due metri dal corpo e la faccia che mi va stretta, e stasera mi fa ridere anche Carotone.

Se riesco a brevettarla, ci fo i soldi… voglio vedere la finanza che ferma la Red Bull alla frontiera, ragazzi che vanno in Olanda a stirare, Raves a latte e biscotti… il comitato mamme che protesta contro la televisione del lunedì sera… picchetti alla Mulino Bianco come di fronte alla Monsanto… No, non sto proprio bene, per nulla.

Viavà

…desidero ringraziare tutti coloro i quali ieri non mi hanno avvisato della macchia di resina sul mio ampio deretano…raga’, non ho mai secreto miele… non sono un’ape… :)…si vedeva, spero, che NON era roba mia…

qualcuno sa come si tolga la resina dal jeans???

Geek

Son strano, s’era capito, vero?

Son quello che gli americani chiaman Geek. Son stato anche Nerd, e tutti, dagli anni ’80 in poi, sanno cos’è; un po’ meno sanno cosa significhi “Duttonhoffer holes”, ma questo è un altro discorso. Adesso credo di essermi affrancato dal nerdismo, che tra l’altro ha perso quasi del tutto la sua connotazione negativa (l’uomo più ricco del mondo è un nerd, diciamocelo), soprattutto per motivi di look 🙂

Son rimasto un geek, però: un appassionato di tecnologia, gadgets, attrezzi, aggeggi in genere.

Ho sempre con me due victorinox: un modesto cybertool, quello da tasca con gli attrezzi da elettronica e il set da cintura di cui non ricordo il nome, composto da pinza multiuso pieghevole e chiave portainserti angolata.

Ho sempre con me anche un Palm Tungsten|T in custodia d’alluminio (alla quale ho montanto una clip da cintura per tutt’altri scopi progettata) al cui design finale non ho le prove ma credo di aver contribuito.

Il mio giubbotto con le tasche piene pesa mediamente due kg in più rispetto a quando non ci ho messo dentro due cellulari, un pacco batterie autocostruito che trasforma quattro stilo ricaricabili in una fonte di emergenza USB -e relativi cavi e adattatori per il palmare e i due cellulari, ovviamente-, l’auricolare bluetooth, il portasigarette con la radice di liquerizia, tre mazzi di chiavi, il lettore SD-MP3, due USB PenDrive da 128, la fotocamera del cellulare (che però DEVO sostituire con quella “da battaglia” della Q8, che quella del cell funziona solo se ho la batteria a piena carica, e mi son già perso millemila foto bellissime) e, talvolta, anche la tastiera wireless del palmare -con batterie di ricambio, ahimè-; d’estate ho un gilet da pescatore che pesa quasi quanto un antiproiettile.

Ovviamente, non posso non essere sfottuto per questo mio “feticismo” per gli attrezzi (sto scherzando, ovviamente; non ho mai avuto erezioni al Bricocenter, alla OBI, o al Leroy-Merlin. Ho avuto grosse crisi di coscienza a seguito di acquisti al limite del compulsivo, ma nulla di erotico): dura finchè non c’è bisogno di un cacciavite o di un cavatappi, oppure finchè non svito quell’aggeggio rimasto incastrato… “ehmmmm… simone, avresti mica uno spargibrugole arcuato del 6?” “destrorso o mancino?”

Son geek soprattutto perchè non mi piace dire “non mi riesce”, oppure “non lo so”. Preferisco dire “Ci provo” oppure “mi devo informare”; è per quest’ultimo motivo che sono una spugna per le informazioni inutili: in un ambiente tecnico quale il mio, un altro che sappia polarizzare un PNP lo trovi, ma il cognome di Pozzie di Happy Days o come si chiama il cattivo dell’Otello me lo ricordo solo io :D. E’ anche per quello che quando mi chiedono “sai come si fa una query in un DB online?” posso rispondere “no, però ti porto da uno del terzo piano che lo sa di sicuro”.

Diciamo che nella mia stranezza son diventato appunto affidabile per la soluzione di problemi strani, tant’è che ormai son diventato ufficiosamente il “consulente aziendale acquisto PIM, PDA, GPS e accessori”, nonchè per gli acquisti in Internet.

Non è del tutto male. Mi piace essere utile; c’è chi ci diventa ricco, o famoso (guardate ad esempio Seth Brundle, inventore della macchina per il teletrasbordo. Non sapeva come funzionavano i pezzi, ma sapeva come metterli assieme. Se avesse investito in Raid, sarebbe ancora vivo 😛 )  Io non ho di queste velleità… ma se sapete se qualcuno offre un posto di lavoro a qualcuno che ha un piacere immenso nell’arrangiarsi in ogni campo, nel trovare soluzioni fantasiose a problemi strani, fatemi un fischio.

Errata corrige

Giusto per stemperare un’aria “dottorale” che voleva essere comunque scherzosa:

Sono un coglione, fondamentalmente. Per essere un PERFETTO coglione mi servirebbe un gemello, e basta.

Capito?

 

Per essere ancora più chiaro: io le donne non le capisco, non le ho mai capite, e mai le capirò, se non a grandi linee.

E ne sono anche fiero. Son basito da tante cose, quando mi volto indietro (roba tipo “Simone, non sapevo se sono innamorata di te, e per esserne sicura son andata col Tafano”; roba tipo “Se lui mi picchia è colpa mia, che non lo so amare abbastanza”; roba tipo “Non so come lasciarlo, baciami di fronte a tutti”… e potrei continuare), però son anche fiero; fiero, di aver perso tante occasioni perchè non ho fatto il fine stratega e mi son lasciato sorprendere; fiero di esser stato me stesso invece di aver giocato le mie poche conoscenze dell’indole femminile per gabbare qualche malcapitata; fiero di aver detto “no” quando era troppo facile finire a letto con qualcuna, quando non c’era sentimento, anche quando qualcuna aveva malcompreso il mio scherzoso flirtare e avrebbe voluto di più.

Credo si chiami aggiotaggio, no, quando usi informazioni riservate per fare speculazioni irregolari in borsa…

Ecco, non l’ho mai fatto.

Ho preferito lasciarmi sorprendere, e sorprendere. Una relazione è un continuo scoprirsi, o almeno dovrebbe esserlo. Che gusto c’è, quando secondo me è più difficile e appagante entrare IN TESTA a qualcuno invece che tra le cosce (*), ad avere esattamente quel che ti aspettavi, prevedibilmente e in maniera a mio modestissimo parere scorretta?

Che te ne fai del numero, invece della qualità?

 

 

(*) Ho trombato tanto poco… però ho spesso fatto l’amore. E non s’è mai lamentata nessuna.

L’angolo del misogino

“Voi di redazione, che siete così saggi, intelligenti, arguti e belli, mi sapreste spiegare le donne?”

Lettera Inventata, Purtroppo

 

 

Caro Lettera Inventata, noi dal basso della nostra modestia, ti ringraziamo dei meritati complimenti, e per esaudire la tua richiesta pubblichiamo parte del trattato del prof. Miso, docente di sessismo applicato e sciovinismo presso l’università di Jena.

 

COMPORTAMENTO SESSUALE DELLA FEMMINA UMANA.

Vorrei iniziare questa mia breve esposizione avvertendo i lettori e soprattutto le lettrici che non condivido assolutamente le teorie superomistiche di Nietzsche, e non ritengo l’uomo una creatura superiore. Esattamente allo stesso modo, non solo non mi oppongo alla parità dei diritti tra uomo e donna, ma anzi la invoco con tutto me stesso: mi auguro che in un futuro non troppo lontano il maschio ottenga tutte le opportunità concesse alla femmina.
Quest’ultima, invero bistrattata fino a trent’anni fa, sta riscattando, specialmente in quest’ultima generazione, millenni di soprusi e prevaricazioni. È infatti solo in virtù ed in espiazione di questi che l’uomo si lascia sottomettere?
No. La donna, innegabilmente più debole a livello fisico, ha compensato questa deficienza per selezione naturale sviluppando una astuzia ed una abilità di circuizione nei confronti dell’uomo che questi neanche immagina.
IL DOMINIO FEMMINILE SULL’UOMO E’ UN IMPERO FONDATO SULLA MENZOGNA!
L’uomo rimane per tutta la vita un bambinone facilmente abbindolabile per via ormonale, in preda del testosterone (che ha delle molecole grandi come palline da tennis) e dei corpi cavernosi. La donna invece paga con i dolori mestruali e della maternità la libertà da questa sorta di lotofagia, ed usa la lucidità mentale per pianificarsi un futuro, scegliersi il maschio (o i maschi) più conveniente (notate che non ho utilizzato il termine “migliore”) ed utilizzarlo per i suoi fini, quali che essi siano, fino a chiudere la sua esistenza con una serena vedovanza dopo averlo consunto (secondo fonti ISTAT in Italia le vedove sono sedici volte pù numerose dei vedovi. Ci sarà pure un motivo, no?).
L’uomo, invece, una volta cacciatore (“Tu mia”) si è ridotto al giorno d’oggi ad una miserrima opera di pseudo-volantinaggio (“Offronsi spermatozoi fertili, si accetta qualsiasi utero, anche non serio, astenersi mercenarie e perditempo”) che ridicolizza anche l’ancor oggi usato appellativo di “sesso forte”. Per dimostrare quanto un approccio diretto sia sconsigliabile, vorrei riportare dei brani di conversazione tra la stessa donna e tre gemelli con atteggiamenti diversi.
Approccio diretto: “Mi cincischieresti il prepuzio?” (la donna lo colpisce con un pugno)
Approccio semidiretto: “Verresti a guardare la luna piena con me?” “Si, ma solo parlare.”
Approccio indiretto: “Ti do il numero del cellulare, così stasera andiamo a fare un giro sulla mia Ferrari.” “Posso cincischiarti il prepuzio?”
Questi brani (non inventati, quant’è vero che sono professore), rispecchiano e riassumono la strategia femminile.
In realtà, l’unico condannato è il secondo gemello, che, pur sincero, si nega anche la possibilità di una rapida cincischiata.
Altri esempi, atti a dimostrare che la femmina umana quasi mai dice quello che pensa ( e viceversa), e che quindi l’uomo, al fine di poter conversare -preludio minimo ma non sempre necessario nè sufficiente alla riproduzione-, deve imparare un codice verbale abbastanza complesso?
Subito accontentati. Ad esempio “Io in un ragazzo non cerco solo la bellezza”, frase che altrimenti darebbe speranza a qualsiasi ragazzo di animo sensibile e/o cultura normale, ha l’esatta valenza di “M’import’assai se sa parlare! A me basta che scopi!”; a conferma di ciò, la donna dell’esempio si accoppierà esclusivamente con primati dotati di tre-neuroni-tre e dai modi di un macaco, purchè abbiano un volto fisiognomicamente comparabile con i “Ragazzi italiani”, dei quali a nessuno interessa come cantino.
Altre frasi smentite ancora prima di essere pronunciate sono “Io ti voglio troppo bene per avere una storia con te” (al quale degna risposta potrebbe essere: “E se ti stavo indifferente, mi prendevi a schiaffi?”); “Non sono pronta per una storia seria” (il giorno dopo questa affermazione, la donna in oggetto inaugurerà una tanto infelice quanto biennale relazione con uno dei macachi succitati); “Lui? No, è troppo volgare. Io cerco altre cose” (seguitela, e rinfacciatele questa affermazione, meglio se registrata su un magnetofono portatile, mentre sarà ritmicamente puntata al cofano di un 131 dal lui in questione); “Oh, no, certo che preferisco te a lui! Ma cosa vai a pensare?” è perfettamente traducibile con “Certo che me lo farei! Ma cosa c’entra adesso?”
Temibile arma e perfetta riprova è anche l’incomparabile capacità di dire perfettamente una cosa per un’altra, al quale l’unica difesa è il contrattacco spietato. Un esempio di conversazione per come è, e per quello che significa.
Situazione-tipo: lei ha lasciato senza motivo apparente lui, che è fuori della porta di lei, cercando di trattare una resa dignitosa.
Confrontate ogni frase con il suo reale significato.

COSA SI DICONO I DUE COSA INTENDONO REALMENTE
“Ti prego,caro, vai via… non possiamo continuare così.” “Non mi va proprio di affrontare un dibattito a quest’ora, tanto più che stavo riordinando l’armadio”
“Ti scongiuro, cara, fammi entrare, devo parlarti.” “Non crederai mica di cavartela così ?”
“Non posso aprirti… mi sto… ehm… LAVANDO I CAPELLI!” “Non ho tempo di inventare qualcosa di profondo, così ti racconto qualcosa dei cui rituali voi uomini non sapete niente.”
“Non prendermi in giro, ti prego…” “Almeno non prendermi per il culo !”
“Caro, credimi, fa tanto male a me quanto a te.” “Sono seccata perché stasera non ho nessuno con cui andare a ballare”
“Dimmi almeno perché mi lasci” “Chi hai trovato, meglio di me ?”
“E’ una cosa difficile da spiegare…” “Dammi il tempo di inventare qualcosa”
“Non tirerai di nuovo in mezzo tua madre?” “…quella puttana!”
“Hai già capito tutto” “E bravo il fesso, che fa tutto da solo!”
“Così tu mi stai lasciando per evitarle nuovi disagi ?” “Sarai anche bella ed intelligente, ma per inventare le scuse fai schifo”
“Non solo per quello, caro, ma… non posso spiegarti con le parole ciò che provo” “Si, lo so, è un po’ fiacca, ma spero che ti basti”
“Provaci, te ne prego” “No, non mi basta. Cerca di essere un po’ più convincente”
“No, non posso…” “Vabbe’, hai ragione tu, ma diamoci un taglio, vuoi ?”
“Ci vuoi almeno pensare un po’ su ?” “Scusa, ma non vedo perché devo stare da cane senza metterti in imbarazzo almeno un po'”
“No, non credo.” “Fottiti !”
“Non c’è proprio niente da fare ?” “Ok, guarda, hai vinto tu, sto strisciando ai tuoi piedi”
“Ho pensato a lungo, ho sofferto,prima di dirtelo.” “…circa venti minuti.”
“Credi che potremo mai riavvicinarci?” “Non si tromba nemmeno più, allora?”
“No… ma possiamo rimanere amici” “Toh, Fido, salta, prendi il biscotto !”
“Non mi basterà, dopo aver avuto il tuo amore” “Ma non ti rimorde la coscienza? Nemmeno se dico queste frasi ad effetto?”
“Sarà bene cercare di non vederci per un po’, allora.” “Ciao, ciao, fesso.”

Chiunque potrà sostituire ai “caro” e “cara” dei dialoghi qualsiasi nome l’esperienza personale gli suggerisca, e si riconoscerà nell’una o nell’altra parte. Il dibattito uomo/donna è dunque universale, caro il mio Lettera Inventata; pertanto, non ti crucciare troppo, ed invece di odiare i macachi che ti fragano le donne, offri loro da bere: non per scienza, ma per istinto, sono loro che ti vendicheranno! Se hai altre domande, o preferisci che approfondisca alcune parti del mio discorso, non essere timido, e scrivi ancora!

Prof. Gino Miso

Gentili lettori, dato che alcune lettere giunte in redazione mi accusano di sessismo, risponderò per prima cosa a due domande molto simili; per par condicio, una è posta da un uomo, l’altra da una donna.

D:”Spettabile prof. Miso, io l’amavo, ma lei mi ha prima tradito, poi lasciato. Quanto tempo devo aspettare prima di cercare un’altra ragazza, per conservare la rispettabilità?”
R: “Basta che aspetti che la troia esca dalla stanza.”

D:”Spett. Prof, lui mi amava, ma l’ho prima tradito, poi lasciato. Quanto tempo devo aspettare prima di mettermi con un altro, per conservare la rispettabilità?”
R: “QUALE rispettabilità?”

 

Tornerò quindi, come mi è stato da più parti richiesto, sulla psicologia femminile. Grave assenza nel mio scritto precedente, allegherò a questo gli opportuni riferimenti bibliografici.
In questo mio articolo tratterò dei meccanismi di scelta della femmina media umana -di qui in poi definita, per brevità, “donna”-, ovvero di ciò che la spinge a preferire un maschio -di qui in poi definito, per brevità, “pollo”- ad un altro.
Ne conseguirà un breve sguardo alle tecniche maschili di seduzione, essendo quelle femminili riassumibili con la frase “Ne vuoi?”.
L’essere umano, come tutti sanno, è un animale sociale, dedito a riti di gruppo; ogni fonte di diversità sarà pertanto motivo sufficiente ad una esclusione dalla “tribù”. Un esempio: la discoteca: ci si va dopo mezzanotte, perché “prima non c’è nessuno, tranne gli sfigati”. Pertanto, a mezzanotte ed un minuto, la lotta per il parcheggio ha già proporzioni epiche, ed una muraglia umana irrompe nei locali, dove i cosiddetti “sfigati” stanno già ballando da un’ora.
Poi, il dramma della pista vuota. Gli sfigati sono stati cacciati, spinti verso le poltroncine da occhiatacce e risatine de 3500 cavalli vapore, e nessuno, nonostante la musica assordante, accenna a calpestare le mattonelle incriminate, pena essere indicato come diverso, “un altro sfigato”. La rottura della mimesi è lentissima e corale: il piede che batte il tempo, le due-tre ragazze che ballano fra loro a bordo pista, con le spalle a quest’ultima, un paio di ragazzi che si aggiunge, fingendo di ignorarle, un altro gruppetto, finchè, rotti gli argini, la diga crolla, e mezzo minuto dopo la pista è una bolgia sudaticcia, affollata all’inverosimile e sovrastata da una nube di nicotina più tossica all’uomo della centrale termoelettrica di Ostiglia. (D. J. Killer, “Teoria del rave”, ed. Ciaiunapasta, Rimini 1997)
E’ ovvio che in una società dominata da simili criteri, la donna preferirà sempre il pollo più standardizzato; dato però che quando viene fatta una media vengono annullati i picchi, la donna si ritroverà in mano il macaco citato nello scorso numero. Chiunque abbia una fonte qualsiasi di diversità intellettuale, ivi compresa una capacità di coordinazione motoria superiore al chewingum-pensiero-respiro (non sono rari i casi di donne il cui pollo sia morto di apnea durante una passeggiata), viene scartato, con frasi del tipo: “Si, è carino, peccato sia sempre sul computer”, “Si, è carino, peccato sia sempre a scrivere poesie”, “Si, è carino, peccato sappia leggere”.
Cosa occorre per piacere incondizionatamente ad una donna? Non il pene, come alcuni di voi mi hanno suggerito epistolarmente, tanto più che ad una donna non importa minimamente se attaccato al membro che la sta stimolando c’è il Principe Azzurro od un coccodrillo (colgo l’occasione per ricordarvi che una donna media ha non solo dieci volte le terminazioni nervose per centimetro quadro di zona erogena che ha un uomo, ma che, una volta stese le micropieghe vaginali, si ha una superficie erogena per donna pari al territorio comunale di Lamporecchio), bensì la cattiveria.
Non è sufficiente, però aiuta (P. Maso, “Domani esco”, ed. Fan Club, Rebibbia 1996), così come aiuta tantissimo avere la tasca posteriore destra dei pantaloni più pesante della sinistra, o comportarsi come se lo fosse.
Non vale a niente, invece, ascoltare canzoni che incitano a lasciare “aperta la porta del cuore, vedrai che una donna è già in cerca di te”, o comportarsi lealmente.
Una donna va trattata per quello che è, una bestia assetata di potere, ed accontentata: o questo gli viene concesso per via alternativa, mediante ricchi appannaggi e regalie, oppure dovrà essere esercitato mediante IL PIU’ COMPLETO DISINTERESSE. Tutti sanno infatti che il modo migliore per far invaghire una donna di sé e quello di ignorarla perfettamente, in base al meccanismo esclusivamente femminile del “Non posso averlo, allora lo voglio”
Meccanismo analogo è il “è suo, allora lo voglio”, che spinge donne normalmente assennate a bersi le facoltà intellettive e a sbavare dietro a ragazzi già impegnati. Se un ragazzo è fidanzato da anni, diventa un’esca irresistibile per qualsiasi altra ragazza, volutamente incosciente del fatto che in tempo di guerra i traditori vengono uccisi da ambo le parti, perché chi è tanto viscido da tradire una volta può tradire ancora. Il metodo migliore, quindi, per attrarre irresistibilmente una donna è ammettere di averne un’altra. E’ un’escalation; il pollo medio -fedele- se ne accorgerà quando gli capiterà di impegnarsi, anche se temporaneamente: in quella settimana avrà e rifiuterà tante di quelle occasioni di copula da riempire il resto della sua vita. Nell’esatto istante in cui la prima donna lo lascerà libero, l’alluvione si fermerà, e la sua -presunta- attività sessuale tornerà ai livelli abituali, cioè zero. (Cfr. Z. De Luca, “Me la rigiro come mi pare”, ed. Margheri, Antella, 1996)
Come va, dunque, trattata una donna? Ci sono ottimi manuali di comportamento generale (A. Pugni – E. Schiaffi, “Senza remore”, ed. Ancora, Manate sul Muso, 1990 e seg.), ma la migliore consigliera è la vita; dopo la terza fregatura, anche l’uomo più stupido e buono impara e s’incattivisce, e comincia a ripagare le donne con la loro moneta. Si innesca così una reazione a catena degna del nonnismo sotto militare in cui ognuno fa scontare ad un innocente le sofferenze infertegli da un ex-innocente che gli ha fatto scontare le sofferenze infertegli da… e così via, all’infinito.
Quindi, non prendetevela, cari lettori; cercate la donna-moscabianca che vi cercherà per quel che siete (credo che al mondo ce ne siano, due o tre) e sopportate le carognate infertevi da quelle sbagliate per voi ma adattissime ad uno dei macachi a noi tanto familiari.
Scrivete ancora, e chiedete pure!

Prof. Miso Gino

 

 

Pugno di velluto in guanto di ferro

C’ho ripensato grazie a Izzo.

Conosco -anzi, “sono a conoscenza di”- tre mie amiche che hanno subìto violenza sessuale.

Nessuna delle tre ha denunciato gli stupratori, in tutti e tre i casi conoscenti e impuniti, tant’è che uno è pure recidivo.

 

 

Una mia amica è tuttora innamorata di uno che l’ha presa a schiaffi.

Un mio amico è stato lasciato dalla propria ragazza perchè “troppo buono” dopo esser stato cornificato con uno che definire “stronzo” (visto che è adultero e violento) è fare un complimento alla merda.

Quante ragazze, poi, cercano il ribellebastardocinico, snobbando personcine a modo ?

Perchè quando son stato presente son stato scansato, e quando ho fatto lo stronzetto ho avuto le mie copule?

 

Non capisco, non capisco, non capisco…

Se la violenza -fisica, morale, verbale, emotiva- è impunita, e la bontà è così poco ricompensata, perchè ci ostiniamo a corteggiarle, le ragazze, invece di fare un bel ” ‘tu mia!’ – colpo di clava – copula in una frasca ” come usava qualche millennio fa?

Che abbia ragione quell’essere ributtante di Brass, che le donne vogliano esser prese, e non comprese?

Ordalie

Si possono per cortesia chiudere nella stessa cella Izzo, il giudice che l’ha lasciato uscire e il padre/marito delle sue ultime vittime (che tanto è già recluso)?

Come finisce finisce, a me va bene.

Auspici

L’altr’ieri, nel breve volgere di 500 metri, m’hanno attraversato la strada un bellissimo fagiano e una splendida e vitale lepre.

L’ho preso come una coincidenza fortunata, anche perchè due piacevoli sorprese, per me amante degli animali, una dietro l’altra, m’hanno migliorato non di poco l’umore.

Ecco, oggi mi sento come se mi avesse attraversato la strada Fassino :/

Tredici minuti

 So che questo post sembra le prime pagine di “american psycho”, però, ahimè, è tutto vero.

Stamani sveglia alle 5.

Il DeLonghi (1), opportunamente temporizzato, già mi ha scaldato il bagno.

Il bollitore, collegato al timer -preparato ieri sera-, già sta facendo scaldare l’acqua.

Mi faccio la barba: prima col “peluchero” (costava tanto chiamarlo “tagliabarba”, signor produttore?) CAT, poi con la lametta, poi col rasoio a mano libera rifinisco il pizzo.

Verso il litro e mezzo di acqua gorgogliante nel bicchiere col nescafè e lo zucchero -preparato ieri sera-, nella teiera -preparata ieri sera- e nella tazza da auto (credo di aver comprato l’auto in funzione della tazza, ahimè, e non viceversa) -preparata ieri sera- che sorseggerò tra le mie colline.

Mentre il the bancha è in infusione e il caffè raggiunge temperature compatibili con l’organismo umano, mi faccio la doccia: sapone allo zolfo, che mi ‘asciuga’ la pelle, acqua bollente prima per aprire i pori e acqua fredda poi per tonificare.

Da asciutto, due gocce di Sumatra Rain e, soprattutto, una passata di antiodorante.

Indosso la biancheria –lasciata sul radiatore da ieri sera e quindi calduccia- e torno in cucina.

Verso il the dalla teiera al thermos che mi accompagnerà al lavoro. So che per il bancha è una bestemmia, ma è l’unico modo che ho per non dipendere dal Lipton solubile della macchinetta sulle scale.

Nel frigo prendo un hamburger di seitan. Taglio due fette del mio pane fatto in casa –salato, lievito naturale, mix personalizzato di farina 0 e 00, che lo fa morbido ma duraturo- ancora morbido dopo quattro giorni. So che stasera mangerò il cantuccio che resta con la marmellata bio d’arance, subito dopo la ginnastica.

Sto attento a fare una specie di zig-zag tra una fetta e l’altra, appena accennato, ma quel tanto che basta per non far scivolare una fetta sull’altra, incastrandole.

Taglio il seitan in strisce, pulendo subito il coltello che ho usato per aprire la confezione, asciugandolo e rimettendolo nel ceppo, e usandone uno con la lama appena seghettata per affettare.

Dispongo le fettine in diagonale, avendo cura di mettere le più lunghe lungo la diagonale maggiore del pane e, soprattutto, di non lasciare vuoti.

Lavo una carota, ne taglio gli estremi, la sbuccio col pelapatate, risciacquo quest’ultimo e lo uso per tagliare l’ortaggio per il lungo. Dispongo le strisce di carota sempre in diagonale, ma nel senso opposto rispetto a quelle di seitan.

Cospargo di succo di limone, sale e pepe, in quest’ordine, acciocchè le gocce di succo non lavino via il pepe fin sulla fetta.

Con due fogli contigui di carta da cucina avvolgo il panino richiuso. Metto il tutto in un sacchetto di plastica Gelo per alimenti, e ancora in un Tupperware piatto e largo.

Non avendo un sacchetto, metto la mia “mela delle 10” in un altro Tupperware tozzo, regalo di mia madre.

Penso ridacchiando all’acquisto compulsivo e insensato di un kit di non so quanti contenitori che ha fatto quest’ultima all’IKEA, e cagione unica di questo regalo, e mi rendo conto di come è stata la mia mattinata.

Mollo il sacchetto con thermos, panino e mela come se scottasse.

Sono uno psicopatico? E’ normale alle cinque di mattina passare tredici minuti a prepararsi un panino?

E, soprattutto, è normale che io avessi temporizzato bollitore e caldobagno? Che avessi il Nescafè pronto dalla sera prima???

Devo far aggiungere “Furio” ai miei nomi?

Che poi scattano i flashback. Amici che vedendo casa mia dicono “mado’ come sei ordinato” con un’espressione allarmata, pomeriggi passati a catalogare libri e fumetti, o, peggio, assillato dal cercare di ricordare quale personaggio di che opera si chiamasse Lafcadio, oppure chi ha detto “alcool e freccette non vanno d’accordo”.

Sono un maniaco?

 

(1) il Caldobagno Temporizzato DeLonghi in realtà l’aveva comprato mia madre per casa sua.
“Simone, mi insegni ad usarlo?”
“Le istruzioni?”
“Buttate subito via, assieme alla garanzia, come al solito”
“Vabbè, non è difficile lo stesso, guarda: ON, OFF, Orologio. ON è sempre acceso, OFF è sempre spento. Orologio: la freccetta indica che ore sono _adesso_, il cosino nero su o giù in corrispondenza delle ore dice se lo vuoi acceso o spento a quell’ora. Ad esempio: se sono le dieci di sera e vuoi che si accenda dalle quattro alle quattro e mezzo, cosa fai?”
“…ON?”
“…Te ne compro uno con solo la spina, questo lo prendo io”
“Grazie”

The Ring 2 -spoiler sparsi-

Si intitola così perchè è telefonato dall’inizio alla fine.

Quando una a tre minuti dall’inzio del film dice al figlio dice “basta che mi chiami per nome, e io arriverò ovunque tu sia” SAI che alla fine questa o il bambino si perderanno in un posto orribile.

Ed è solo un esempio.

Poi, la fiera del luogo comune. La cantina col carillon che lo tocchi e inizia a suonare, lo specchio che (acc! non ha un filo di polvere!) riflette “strano”, la porta aperta all’improvviso, il bagno (ma ‘zzo! Samara ama l’acqua, il tu’ figliolo scaldalo con una stufetta o con un piumone, non con LA PORTA DELLE TENEBRE, lasciandolo oltretutto da solo)… insomma, mancava solo il gatto che salta fuori soffiando all’improvviso.

Carina solo la scena esorcista-style di Samara che si arrampica rotolando, e, al solita, anche se convolgente per la quantità spropositata di grinze (madonna com’è invecchiata male) Sissy Spacek – Carrie.

Approfittate di una “festa del cinema”, non lo pagate un biglietto intero, ecco.

Dateci una possibilità

Ho visto la pubblicità delle auto italiane, coi tedeschi che ringraziano perchè compriamo auto tedesche.

“Danke”, “Danke”, “Danke”

“Ogni volta che comprate un’auto tedesca, i tedeschi ringraziano” dice la voce fuori campo.

e “Bitte” dico io.

 

Almeno loro ringraziano. A noi il dottor FIAT ci appioppa macchine che fanno PENA se non costano uno stonfo, e zitti, patire, con un’assistenza fino a qualche anno fa -quando ho dato via la mia Regata- da terzo mondo.

E chi sono altre due dei cinque marchi italiani che compaiono nella pubblicità?

Ferrari e Maserati. Tante volte la massaia di Voghera avesse da cambiare macchina, vede la pubblicità, e invece di un Volkswagen si fa una Maserati, secondo voi, coglioni di pubblicitari???

“Dateci una possibilità” dicono loro.

No, dammela te una possibilità, dico io.

Fai una macchina a MODO, la cui carrozzeria non si decomponga sotto la ruggine appena fuori dal concessionario, che non beva come un’etilista, che mi possa comprare in questa vita, e io la possibilità te la do.

E lascio pure perdere il discorso occupazionale, che è meglio.

Passione

Zappando zappando, l’altra sera son finito (per caso, lo giuro) su Music Farm. C’era Dolcenera che cantava.

Diciamocelo chiaro e fuor dai denti: quella figliola è uno scarabocchio, secondo me.

 Però son rimasto rapito dal suo modo di cantare. Non per la qualità, che non sono in grado di giudicare, bensì per il trasporto, il cuore che si vedeva ci mette dentro.

La stessa cosa mi era successa qualche anno fa. Una donnuccia anche avanti con l’età e con una forma fisica a metà tra il camionista e la pera era ospite in quanto campionessa non ricordo più se regionale o mondiale dei mangiatori d’anguria. Si sgovonò tre fette improponibili di cocomero in tempi record, e quando il signor DeFilippi le chiese “ma quanta ne mangerebbe?” lei rispose, con un sorriso: “posso ricominciare anche subito”.

Ecco, la stessa cosa che con Dolcenera: l’avessi avuta alle mani, l’avrei ridotta in fin di vita mediante pratiche erotiche estreme: la passione che le due mostravano era simile: enorme, totale, con una carica per me erotica da far paura, perfettamente slegata dall’aspetto fisico e dalla persona.

Sono un feticista della passione, evidentemente… mi piacciono le donne che amano il loro lavoro o comunque le loro attività, che vi si dedicano con il cuore.

Mi sembra in fin dei conti una garanzia di una verve, un “darsi totalmente” che a mio parere rende più attraente di qualunque patinata, moderata, frigidissima strafiga.

…a lungo andare produce…