La nuova strada

So che la maggior parte di coloro che leggeranno questo scritto penserà ad uno scherzo o all’opera di qualcuno che “non c’è tutto con la testa”, ma purtroppo non è così. Ho scelto questo sistema di diffusione dei dati che sto per mostrarvi solo perché è l’unica via che ha una qualche speranza di riuscita. I miei scritti sono stati rifiutati da tutte le pubblicazioni alle quali li ho inviati, che li ritenessero frutto di una mente malata o no… a volte mi viene la tentazione di credere che gli “uomini in nero” di Martin Mystere esistano davvero! Spero comunque che questa volta qualcuno si renda conto di ciò che sta accadendo sotto i nostri occhi e che noi, nonostante ciò, non riusciamo a vedere; spero che giovani come voi, che ho visto giocare dimostrando grande apertura mentale e fantasia, riescano a giungere dove cosiddette “persone mature2 non sono arrivate. Il fatto che molti di voi conoscano ciò che è chiamata la “masquerade” non può che darmi ulteriori speranze. Ma cominciamo dall’inizio.
Cos’è il vampirismo? Contrariamente a ciò che per secoli ci è stato imposto di credere, il vampiro non ha niente di sopra o contro natura, né soffre degli istinti sanguinari che tanta letteratura gli attribuisce; il vampiro non è altro che un essere umano, per così dire, “malato”. Molti di voi conoscono le teorie secondo le quali il mito del vampiro sia nato osservando esseri umani malati di rabbia o porfiria; queste spiegherebbero molte cose, ma in realtà fanno nascere più interrogativi di quanti ne risolvano. Se si tratta di malati, come mai il vampiro è descritto, sempre e comunque, come una creatura fortissima? e, lo stesso, come si può attribuire ad un malato la possibilità di vivere in eterno? Nessuno, specialmente un primitivo come si ritiene che fosse colui che per primo ha fatto nascere il “vampiro” della tradizione, avrebbe potuto slegare l’aspetto che hanno i malati di porfiria dalla debolezza, o quello che hanno i rabbiosi dalla febbre cerebrale che porta alla morte. Semplicemente, il vampiro non è soggetto di una malattia vera e propria, ma di una simbiosi.
Esiste un microrganismo, che una volta entrato nel corpo dell’ospite, non solo non lo danneggia come farebbe un parassita, ma anzi, lo rende più forte, più funzionale e quindi più longevo. Il simbiota, una volta nel circolo sanguigno, comincia ad usare quella risorsa di ferro che è l’emoglobina per due scopi. Uno è la costituzione di enzimi che funzionano essenzialmente da catalizzatori: infatti ne sono sufficienti dosi minime per influenzare ogni singola cellula dell’organismo ospite. Influenzare come? Fondamentalmente, l’orologio biologico di ognuna di esse viene rallentato, in modo da prolungarne la vita in maniera virtualmente infinita; al contempo, vengono facilitate l’assimilazione delle sostanze nutritive e l’espulsione di quelle di scarto, al fine di migliorare l’efficienza della cellula. La riproduzione delle cellule viene rallentata ma non annullata, in modo da poter essere attivata e, addirittura, velocizzata mediante opportuni messaggi chimici in determinate circostanze.
L’altro scopo dello sfruttamento dell’emoglobina, o, meglio, del ferro contenuto in essa, è la magnetizzazione dell’intero organismo. Il ferro viene utilizzato per polarizzare le proteine e quindi fissato nell’organismo fino a costituire una rete di distribuzione dell’energia elettrica dalla funzionalità estremamente elevata: ogni singolo erg presente nel corpo, anche sotto forma di energia chimica, può essere convertito in energia elettrica, diretto verso l’organo o l’arto che lo necessita, riconvertito in energia chimica o utilizzato così com’é, il tutto in un tempo minimo.
La conduttività nervosa viene quindi elevata, velocizzando pensiero, riflessi ed azioni; le potenzialità intellettive vengono così moltiplicate, ed il controllo sulle proprie funzioni vitali viene portato al livello di coscienza. Inoltre, la polarizzazione e lo stesso ferro rendono l’intero corpo più resistente, rendendo i tessuti simili ad alcuni polimeri sintetici, diventando così durissimi pur rimanendo flessibili.
Un uomo in simbiosi con questo microrganismo diviene quindi una creatura SUPERIORE, in ogni senso: più intelligente, più forte, più resistente, più longeva di qualsiasi altra, e soprattutto, in grado di utilizzare appieno quelle potenzialità che un essere umano comune utilizza più o meno intorno al 7%. Non sono rari quindi fenomeni di telepatia, basati soprattutto sul fatto che ogni rete elettrica, cervello umano compreso, è un’entità contemporaneamente radiante e ricevente; giusto per fare un paragone, il cervello di un uomo comune equivale ad una radiolina a transistor, in grado di ricevere abbastanza bene, ma poco adatto alla trasmissione; il cervello di un cosiddetto vampiro è paragonabile, per difetto, ad una stazione ricetrasmittente da qualche migliaio di Watt.
Perchè quindi i “vampiri” non sono la razza dominante sulla Terra e, anzi, hanno una fama così brutta? Di ciò bisogna ringraziare la Santa Madre Chiesa. Purtroppo, il vampirismo si propaga solo attraverso il sangue; quindi, un vampiro maschio non potrà avere che figli “normali2, visto che solo la femmina trasferisce al feto il proprio sangue, e con esso il simbiota. Dato però che i ritmi biologici sono molto rallentati, una donna vampiro non potrà rimanere incinta che una volta ogni cinque anni circa; la gestazione è anch’essa molto lunga, e quindi esposta a molti pericoli. È per una somma di tutti questi motivi che esistono ben pochi vampiri di nascita, anche in proporzione al già ristretto numero totale dei vampiri.
La Chiesa ha avuto dunque gioco facile nel tentativo di distruggere la razza che, come riporta un documento dell’epoca, in teoria segreto, ma in realtà disponibile presso le biblioteche vaticane, “con la sola esistenza nega le Scritture, togliendo all’Uomo il posto d’onore del Creato e pertanto il favore del Creatore. È opportuno inoltre tenerne segreta l’esistenza, affinché l’Uomo, la cui vita rimane corta e misurabile, continui a temere la morte, e con essa il giudizio Divino. Affinchè la Madre Chiesa continui ad avere fedeli, e pertanto possa continuare a prosperare e a portare la vera Fede nel mondo, occorre che questa stirpe di demoni venga estinta, con ogni mezzo divenga necessario”. La traduzione dal latino è un po’ approssimativa, ma il significato rimane chiaro. Ciò che venne fatto passare per un atto di fanatismo, la “caccia alle streghe”, non fu in realtà che un ben ponderato e cosciente atto di sterminio. Dei milioni di donne torturate ed uccise nella sola Europa, solo una minima percentuale aveva nel sangue il morbo del vampirismo, ma questa percentuale costituiva quasi la totalità delle donne vampiro esistenti. La naturale riservatezza che i vampiri avevano tenuto divenne così il segreto più totale. Da fenomeno documentato si trasformarono in mito, distruggendo nel corso degli anni qualsiasi riferimento alla loro razza. Di loro la gente cominciò a ricordare, ed in maniera sempre più distorta, solo la necessità di cibo ad alto contenuto di ferro, che aveva portato talvolta, durante alcune carestie, i vampiri con il più basso livello morale, a suggere il sangue degli animali prima e quello degli esseri umani poi. Vennero ricordati i poteri soprannaturali, ma non le immense saggezza e intelligenza che li animavano. Nel chiuso dei loro circoli, tennero basso il loro numero, eliminarono i criminali che avevano ricevuto “il Dono”, studiarono sè stessi, al fine di rafforzarsi e di essere in grado di sopportare un eventuale secondo attacco. Il loro più grande nemico non li aveva però dimenticati, e aveva sviluppato armi specifiche: l’AIDS stesso non è altro che un’arma, per quanto distorta, mirata alla distruzione dei vampiri; un’arma più dannosa che efficace, in realtà, visto che i vampiri, contrariamente al mito, non sono obbligati a nutrirsi esclusivamente di sangue.
Molte altre voci, sia che provengano dalla tradizione orale, sia che siano state diffuse ad arte dai vampiri o dalla Chiesa, sono false.
Un vampiro non brucia all’istante se esposto al sole; è, si, per alcuni motivi chimici, più sensibile alla luce solare (si tratta essenzialmente dei raggi ultravioletti che inibiscono alcune funzioni delle cellule epidermiche), ma non si tratta di niente che non possa essere risolto da un paio di occhiali da sole (o di lenti a contatto filtranti) e da una buona crema a protezione 6.
I vampiri non sono per niente impressionati dai simboli sacri, anche se ciò risulterebbe molto comodo per i loro nemici, ma ciò che li ferisce, soprattutto nel caso di vampiri giovani e quindi non abituati a schermarsi, è la forza psichica di chi li porta. Era un’arma abbastanza efficace fino a qualche secolo fa, ma in questo secolo di Vera Fede ce n’è ben poca, anche se i vampiri giovani iniziano ad essere abbastanza comuni.
Le idee che un vampiro debba dormire in una bara, non possa attraversare corsi d’acqua, non si rifletta negli specchi, possa essere ucciso solo da un paletto di legno conficcato nel cuore, o debba portarsi dietro un po’ della terra nella quale è stato sepolto, sono semplicemente ridicole, anche se la loro origine è esplicabile attraverso molte strade.
Resta solo una cosa, mi pare, da chiarire, ossia lo scopo di questo mio scritto. Non ho intenzione alcuna di rendere rintracciabili i vampiri che mi hanno rivelato tutto ciò che so, o di spiegarvi quante e quali prove abbia fatto, prima su cavie, e poi su me stesso, con i campioni di sangue che mi sono stati affidati. Non so perché abbiano scelto proprio me tra tutti i microbiologi del mondo per questo scopo, ma la mia missione è questa: offrire a chiunque lo desideri la possibilità di divenire un vampiro. Ci sono molti pro e qualche contro in questa condizione, ed io stesso ho non poca paura ad espormi. Molti di voi, ripeto, crederanno ad uno scherzo, ma per questo “scherzo” io rischio la vita. Offro quindi ad ognuno di voi la possibilità di divenire una creatura superiore ma perseguitata, con molto poco del fascino romantico di un Bela Lugosi o di un Vincent Price. Vi offro una vita molto meno divertente de “La brillante carriera di un giovane vampiro”, ben lontana dagli sfarzi e, per fortuna, dai problemi esistenziali descritti dalla Rice. Vi offro di divenire leggende… quelle leggende che però sono destinate ad ereditare il mondo, e pronte ad impadronirsene prima che l’uomo comune lo distrugga.
Lasciatemi pertanto, se avete il coraggio di credere ad una nuova via per l’umanità, i vostri recapiti in bacheca. Sarò io a contattarvi, una volta controllata la vostra reale disponibilità, e ad iniettare nelle vostre vene la giusta dose di vita eterna.

…a lungo andare produce…