Category Archives: Accadde che…

TOEI

C’è una casa cinematografica giapponese, la Toei, che come videologo ha un’onda che si infrange su uno scoglio.
Io me la ricordo dai film di kaiju che vedevo in replica da bambino, quindi quell’onda è lí da almeno cinquant’anni.
Trovo meraviglioso, nel senso più estatico del termine, che un evento, unico e irripetibile anche se simile a infiniti altri della sua specie, sia stato immortalato, reso eterno.
Quell’onda non si ripeterà mai più. Eppure, grazie a un artista che l’ha ripresa, la sua memoria torna da cinquant’anni, in innumerevoli copie.
Da cinquant’anni guardiamo un secondo di una spiaggia chissà dove dall’altra parte del mondo.
Una cosa effimera e minuscola che diviene eterna perché un artista, qualcuno che l’ha apprezzata, ce l’ha fatta conoscere.

Forse è questo il senso della vita, non solo dell’arte.

Chi mi conosce lo sa…

…non son più carabiniere.
Okay, scherzi a parte. Chi mi conosce sa che sono un insicuro. Sindrome dell’impostore, si chiama.
Potete dirmi che sono bravo tutte le volte che vi pare, avrò problemi a crederci.
Semplicemente, non sono stato cresciuto così, ma è un discorso che ho già affrontato mille volte, nella speranza di banalizzarlo e renderlo meno vero.
Scusate.

Per due due anni, da Inaspettatamente, mi sono arrivate lodi e giudizi positivi, belle recensioni, menzioni anche di un certo livello. “Okay,” dicevo io “se mi faceva schifo non pubblicavo, può darsi che piaccia anche a qualcun altro”.
Lo vedete, l’impostore che resiste, arroccato nel suo castello, convinto di essere nel giusto?

Però ad aprile sono arrivati diversi, chiamiamoli così, cazzotti in bocca alla mia sindrome.
A fine marzo ho vinto il premio che vedete qui sotto, e questo mi ha portato qualche vendita in più, ma soprattutto delle conferme.
Lettori forti e competenti si sono accorti che esisto;
mi hanno citato e intervistato degli youtuber che stimo assai, mi hanno contattato sui social dei bravi scrittori che mi hanno voluto far leggere le loro opere, degli editor di ottimo livello che hanno commentato i miei scritti in corso di lettura o quasi.
Mi hanno paragonato a Chiang. Io non. A Chiang!

Sono conferme. Non lo realizzo appieno, ancora, ma “visto da fuori”, se succedesse a un altro, lo direi: ci sono in giro persone che mi ritengono uno scrittore valido. Persone informate, pratiche, del mestiere, non solo mia moglie e i miei migliori amici, per i quali potrebbe essere solo una questione di non offendere i miei sentimenti.

Mi sono arrivati complimenti come questo giudizio.

Vabbè, è un amico, ma facciamo a capirci:


Il buon Borgogni, mio mentore dell’Indie e dello weird, ha citato i miei idoli e mi ha paragonato al mio scrittore preferito. Non ricordo se sapesse chi fosse, ma se ha sparato alla cieca ha colpito nel segno.
Se lo sapeva, beh, non toglie niente all’enorme complimento.
A distanza di poche ore, a seguito di una bella discussione, vedo questa storia:

Ottavia ha creato una playlist su Spotify ispirata al mio Probabilmente.
Come ho detto più volte anche su queste pagine, per me l’ispirare un pensiero o un ragionamento con le mie opere, lo spingere alla riflessione o, come in questo caso, a una creazione successiva, è quanto di più simile all’immortalità che si possa ottenere.
È lo step successivo, per me. Non ero pronto ad avere chi mi apprezza, figurarsi se ero pronto ad avere una specie di fanart. Grazie, Ottavia, per avermi spiazzato, e di averlo fatto in maniera quasi chirurgica.

Scrivo, come tutti -credo- quelli che scrivono, dipingono, compongono, scolpiscono, per lasciare una parte di me dentro gli altri, per passare il seme di una sensazione o di una convinzione a chiunque abbia voglia di accoglierlo.

Ho avuto un mese e mezzo di conferme.
Chi mi ha letto e mi ha commentato ha dimostrato che non ho fatto tutto per niente.
Chi mi ha consigliato a un amico, a un conoscente, a dei lettori, mi ha dimostrato che questa cosa l’ho fatta nel migliore dei modi a me possibile, un modo che è piaciuto anche ad altri.
Chi ha scritto o creato qualcosa ispirato anche in maniera subliminale da uno dei miei racconti, fosse anche per dire “io questo spunto l’avrei utilizzato meglio”, ha preso quel seme e l’ha messo a frutto in un modo che mi rende orgoglioso, onorato e felice.

Ho conosciuto o conosciuto meglio, anche se solo virtualmente, persone interessantissime, competenti e brave, con le quali ho parlato di creatività, di scrittura, di quello che vorremmo “far passare”.
Come sempre, sono nel ruolo che adoro, quello del più cretino della stanza, quello che impara da tutti e dà troppo poco in cambio.

Però stavolta inizio a pensare di essere un idiot savant, uno che anche senza volere alla fine qualcosa di buono l’ha combinata.

Sto cominciando a crederci, ecco.

Grazie.


Appuntamenti

Sabato 18 e domenica 19 io e Lorenzo saremo qui.
Con 5 euro vedete una fiera, aggiungete 3 euro e ne vedete un’altra ancora più grossa.
Il 26 marzo, invece, a Milano ci sarò solo io, ma solo perchè si tratta di libri strani.
Amici milanesi, sapete cosa fare

Ma cosa cavolo ho scritto?

Aggiungo anche qua una cosa che ho scritto, esposto e discusso in più sedi.
Sono pronto alla discussione 🙂


Forse (quasi certamente, ho avvelenato la vita a tutti) sapete che a giugno sono stato ospite e relatore al Bologna Nerd Show e anche al Modena Nerd.
Cosa avevo da dire, di abbastanza nerd e abbastanza interessante? Come al solito, ho parlato dei miei problemi di nerd ultrapignolo.

L’anno scorso di questi tempi stavo prendendo le misure dell’autopubblicazione con Amazon KDP per Inaspettatamente. Una delle caselle che ti fanno scegliere è, grossomodo, “genere”.
Ho dapprima riempito senza esitare con “Fantascienza”, poi sono iniziati i dubbi: molti dei miei racconti non hanno scienza vera e propria a caratterizzarli, ma solo un elemento anomalo. Ho scritto pure del fantasy, pare.
E allora? Allora, per non raccontare bugie (oltre a quelle necessarie alla narrazione: chi racconta storie come facciamo noi del Sodalizio racconta quasi solo bugie plausibili) ho cominciato a vagare da un link all’altro alla ricerca di definizioni precise.
Non che mi cambiasse la vita; soprattutto non la cambierà a voi, che mi abbiate letto o no, sapere a quali generi appartengono, secondo autorevoli pareri di persone più famose e precise di me, Star Trek, Star Wars o Alien.
Io ero convinto fossero diversi “sapori” di fantascienza, e invece… quasi no.

Ma andiamo per ordine. Vi faccio subito un quesito, così, per stabilire un principio:

Che film è quello che segue?
C’è l’orfano che vive con lo zio a cui piove dal cielo qualcosa che gli cambierà la vita, perché è un predestinato dalla nascita. Questo qualcosa gli è stato mandato da una principessa biancovestita e dalle acconciature improbabili, prigioniera di un tiranno il cui caposgherro uccide i sottoposti con l’ausilio di arti similmagiche non appena questi lo deludono. A due passi dal biondo orfano prescelto vive quello che diverrà per lui un maestro di vita, ex cavaliere, utilizzatore della stessa forza soprannaturale del caposgherro.
Ovviamente, il ragazzino sarà uno “spontaneo” della suddetta arte, roba che il marronevestito e filosofeggiante mentore, ex-compagno del cattivo traditore degli amici e de’ compagni d’arme (tiobonino, è colpa sua e del suo tradimento se l’ordine di Cavalieri è stato annientato) si stupisce .
Mentre il biondo e la roba piovuta dal cielo mandata dalla principessa cercano il mentore, al biondo gli ammazzan lo “Ziiooooooooooh!” e la casetta sua finisce in fiamme; il mentore muore a metà del primo film, ammazzato dal caposgherro mentre il biondo e tutti l’amichetti suoi portan via la principessa infiltrandosi  nella roccaforte con un travestimento banalissimo.
Il clou delll’opera è la battagli, in cui il Biondo fa fuori in un duello aereo tra strettoie e similcanyon il caposgherro ma, colpo di scena, il nemico principale non è battuto.

Va bene, qui il plagio è piuttosto evidente (l’ha fatto un quindicenne, dopotutto), ma ci serve per far capire che tra Eragon e Guerre Stellari ep. IVla differenza non è la trama. Quindi i casi sono due: o non è la trama che definisce il genere, che fa la differenza tra Fantasy e Fantascienza oppure le due opere appertengono allo stesso genere.

La seconda che ho detto. Quasi.

Prendiamo la definizione di Fantascienza. Anzi, prendiamone tre.
“Le storie di fantascienza sono viaggi straordinari verso uno o infiniti futuri possibili”. – Isaac Asimov
“La fantascienza è una forma di narrativa fantastica che sfrutta le potenzialità creative della scienza moderna.” – David Pringle
“La fantascienza è qualsiasi cosa venga pubblicato come fantascienza.” – Norman Spinrad

Quindi, secondo Spinrad (pure non esattamente l’ultimo cretino), se pubblicano Eragon su Urania questo diventa fantascienza. Possiamo supporre che Spinrad si fosse rotto le scatole di giustificare un editore che accettava un po’ troppi generi in una collana che magari si chiamava “Hard Sci-Fi”? Possiamo. Io lo faccio; secondo me la definizione più stretta di Fantascienza è quella di Pringle: come ne L’uomo invisibile, La macchina del tempo, Matrix o Frankenstein (sì, pure, ma faremo dopo i necessari distinguo) si introducono delle tecnologie al momento della scrittura non presenti ma teoricamente possibili (un farmaco per l’invisibilità, una macchina del tempo, la Matrice, una tecnica di rianimazione dei cadaveri) e se ne narrano le conseguenze. Frankestein-romanzo è molto meno horror dei vari film, è un Romanzo Gotico (genere a sé stante) considerato uno dei capostipiti della Fantascienza, il cui protagonista non è una bestia senza cervello che uccide a casaccio come nei film, ma il rapporto tra creatore e creatura. Per brevità: il Romanzo Gotico è un genere narrativo sviluppatosi dalla seconda metà del Settecento e caratterizzato dall’unione di elementi romantici e dell’Orrore. L’Orrore può essere determinato da diversi timori dei protagonisti o del lettore: non solo quello fisico della morte o della violenza, ma anche quello più morale della perversione delle leggi naturali.
Ma torniamo a noi. “Scienza ce ne è, in Guerre Stellari”, dirà qualcuno. Sì, ma molto poca, e di solito non sono tecnologie che portano a ripercussioni morali/etiche/sociali sulla trama. Mi viene in mente solo la razza di animali enormi che sono impervi alle spade laser che, alla scoperta della loro qualità, innescano una discussione sul loro futuro. Un episodio. Uno. Ma probabilmente ce ne sono altri, diciamo che non è una linea narrativa determinante.
“Allora neppure Star Trek”, ribatterà qualcun altro. Infatti, anche qui, “quasi”, però.
A parte qualche episodio in cui viene introdotta, che so, una nuova tipologia di propulsione o di arma e ne vengono analizzati gli effetti (di solito negativi), anche Star Trek è molto poco Fantascienza. Nonostante quasi tutte le innovazioni presenti siano POSSIBILI scientificamente (compreso il viaggio più veloce della luce e escluso per ora solo il teletrasporto, maledetto Heisenberg!), pochissime di esse sono funzionali alla trama invece che all’ambientazione. E allora che genere è? I puristi direbbero Space Opera o Planetary Romance, a seconda dell’episodio e della serie: praticamente diversi sapori di Western, dove si difende un fortino, si esplora la frontiera oppure si combatte tra eserciti. Per amore di completezza, facciamo un excursus, visto che a me Star Trek piace, e tanto, e ho voluto inquadrarlo a modo.
Sia la Space Opera che il Planetary Romance presentano avventure con ambientazioni che definire esotiche è dir poco, ma mentre il planetary romance è focalizzato sul mondo alieno, ed è quindi più stanziale e incentrato anche su rapporti romantici e sentimentali, la Space Opera è “fantascienza avventurosa colorita, drammatica su larga scala, scritta con competenza e talvolta bene, di solito incentrata su un simpatico personaggio e su una trama d’azione eroica, frequentemente ambientata in un futuro relativamente lontano e nello spazio o su altri mondi, tipicamente in tono ottimista. Spesso tratta di guerra, pirateria, virtù militari e molta azione su larga scala, grandi rischi”. L”Opera” nel genere è volutamente dispregiativo, la paragona alle Soap Opera, anche se la Space Opera si sovrappone alla Fantascienza Militare, concentrandosi su battaglie spaziali su larga scala con armi avveniristiche, ma la distinzione chiave della Space Opera dalla Fantascienza Militare è che il personaggio principale in una Space Opera non fa parte del personale militare, ma civile o paramilitare. La fantascienza militare inoltre non include necessariamente un’ambientazione come lo spazio esterno o gli altri pianeti come la Space Opera. La saga della Guerra contro gli Chtorr di Gerrold, ad esempio, è tutta sulla Terra ma con personaggi che sono a diverso titolo inquadrati nell’esercito. I protagonisti di Star Trek combattono all’occorrenza ma la Federazione non è un corpo perfettamente militare.
Una cosa sola abbiamo appurato, quindi: i sottogeneri della Fantascienza (chiamiamola così, per ora, anche se è molto impreciso, vi porterò più tardi alla mia conclusione, personalissima e opinabile) si sovrappongono, si mischiano e talvolta si negano l’uno con l’altro.

“Allora”, direte voi, di nuovo, “Star Wars è Space Opera: ci sono le battaglie, ci sono gli Imperi, ci sono gli eserciti e la parte sentimentale è presente ma limitata.”
“Nì”, rispondo io, “Quasi ma non del tutto”.

Il problema è la Forza. Ci hanno provato a darle una spiegazione scientifica, ma poi l’hanno rinnegata: al momento la Forza è un espediente di trama che si comporta in tutto e per tutto come la magia… e la magia comporta l’appartenenza al Fantasy. Niente contro i poteri mentali, la telecinesi o la telepatia, dipende come li giustifichi. King, per dire uno degli intergenere letterari più famoso, giustifica sia Carrie che L’incendiaria con anomalie genetiche o fisiche, poteri latenti ma fisici e misurabili; di contro, Il giglio nerodella Bradley è un romanzo Fantasy… ma poi si scopre che le magie più grandi e potenti sono tecnologie (computer, armi biologiche) rimaste da un lontano passato. È ancora Fantasy? Sì, secondo me, perché non è solo la scienza presente o meno, ma il come viene considerata, che definisce il genere. Se non se ne conosce e non se ne cerca origine o spiegazione una tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia (come diceva Clarke), e se come tale viene trattata È magia. Un altro esempio: tutta la Torre Nera di King.
E se la magia, invece, viene trattata come una scienza? Magicians o Harry Pottersono Fantasy, c’è poco da fare. La definizione esatta di Fantasy secondo Wikipedia sarebbe “in un’opera fantascientifica gli eventi immaginari sono presentati come gli esiti possibilidi una scienza esatta o molle, mentre le situazioni del fantasy sono frutto di leggi naturali e discipline completamente fittizie; l’ibridazione fra i due generi è comunque possibile ed è classificata come science fantasy.”
Non importa che la scienza venga spiegata, di contro. Basta solo inquadrare l’innovazione come tale e plausibile: i miei racconti “Un esercito di un solo uomo” e “AI-19” introducono il viaggio nel tempo e le Intelligenze Artificiali, ma trattano delle loro applicazioni. Anche “L’orologio del nonno” spiega poco l’origine dell’anomalia, ma, beh, si capisce che non è magia, vero?

L’altro titolo che avevo citato era Alien. Basta l’astronave a farlo diventare Fantascienza? Oppure è un Horror con ambientazione fantascientifica? Proviamo a sostituire all’astronave un sotterraneo, e allo xenomorfo un cannibale: funziona lo stesso, lo spazio non è fondamentale alla trama. Quindi di fantascienza c’è solo l’ambientazione; di più, secondo alcune definizioni (ve l’ho detto, quelli che amano le etichette raramente sono d’accordo) si tratta di un Horror solo perché l’equipaggio della Nostromo è inseguito da un “mostro”. Fosse stato un criminale si sarebbe trattato di un Thriller. Ora, va da sé che secondo questa distinzione della saga di Venerdì 13 il primo è un Thriller e si parla di Horror solo quando Jason diventa non un ragazzo disturbato ma un’entità maligna; Halloween attribuisce a Myers la sua imbattibilità alla sua malattia mentale, almeno all’inizio, e quindi sempre di Thriller si parla. “Raccontami tutto” lo possiamo mettere in questo genere. Credo. Nightmare on Elm Street, almeno, chiarisce subito che Freddy Kruger è un essere soprannaturale, e quindi è Horror dal primo capitolo.

Già, l’Horror. La definizione di poco fa prosegue con “Analoga distinzione sussiste fra fantasye horror: anche la narrativa dell’orrore si basa su elementi sovrannaturali, ma li presenta necessariamente come violazioni perturbanti delle leggi di natura, laddove il fantasypresenta la magia come parte integrante di un ordine naturale distinto e separato da quello reale; anche in questo caso l’ibridazione è possibile ed è definita dark fantasy.”.
Qui la parola chiave è “perturbanti”. L’Esorcistao Final Destination presentano due “leggi di natura” (il demone sta a casa sua, il giorno della tua morte è già scritto) non scientifiche che, se violate, portano a eventi terribili e, appunto, perturbanti. Per chiarire meglio il concetto di magia perturbante, facciamo l’esempio di Wishmaster in cui un genio soddisfa i desideri di chi lo incontra… e non finisce proprio bene per nessuno.

Torniamo a quello che scrive il Cicali. L’Horror di Inaspettatamente o Probabilmente non coinvolge mostri, di sangue se ne versa poco, è più un Horror del soprannaturale… del fantastico. Non tutti i racconti sono incentrati su nuove tecnologie, pure, e quindi non sono proprio Fantascienza speculativa. Vediamo se c’è un genere comune in cui inserire, che so, L’orologio del nonno, Siamo tutti uguali e Milio.

Dice sempre Wikipedia: “Fantastico: rappresentazione di elementi e situazioni immaginarie che esulano dall’esperienza quotidiana, straordinarie, che si ritiene non si verifichino nella realtà comunemente sperimentata. Tra gli elementi che possono definire una situazione fantastica vi è l’intervento del soprannaturale o del meraviglioso (…) Nel vasto ambito del fantastico si possono raggruppare un’ampia schiera di sottogeneri differenti, tra i quali il fantasy, la fantascienza, il gotico e l’orrore.”
Tombola. Abbiamo trovato il genere in cui incasellare buona parte di tutti i racconti NON di Hard Sci-Fi e NON Fantasy.
Fantastico, quindi. C’era bisogno di tanta capillarità? Forse no, ma ditelo ad Amazon. Però abbiamo inquadrato Bookcrossing, 4 donne il 27 febbraio e Il cortile, no?

Già che siamo a dire cosa non è cosa, allarghiamo il discorso e vediamo di chiarire.
Si attribuiscono alla Fantascienza tutte le opere di Verne, anche quelle che sono basati sulla scienza dell’epoca. Ad esempio, Viaggio al centro della Terra o Dalla Terra alla Luna sono viaggi fantastici; basato su una invenzione è invece, ad esempio, Ventimila leghe sotto i mari. Lana caprina, direte voi, giustamente, ma se non si fa questa distinzione diviene Fantascienza anche il viaggio sulla Luna di Luciano di Samosata, di Cyrano oppure quello per recuperare il senno di Orlando. O il Mahābhārata, che come la storia di Urashima Taro, comporta pure un viaggio nel tempo.
E come non bastano i viaggi spaziali, non basta ambientare nel futuro: l’Apocalisse di Giovanni non è Fantascienza, per motivi molto evidenti ma la cui esposizione potrebbe urtare i più suscettibili.

Il Cyberpunk è fantascienza? Porco cane sì. Forse il più attillato dei generi alla definizione di Fantascienza: i protagonisti sono le nuove te tecnologie e le loro ripercussioni. Talvolta fanno solo da ambientazione (guardate Nathan Never, che è troppo spesso un noir o un poliziesco con le auto volanti) ma nei lavori che hanno fatto la storia sono fonte di riflessione.

Siamo qui, completiamo la carrellata tra i sottogeneri di fantastico e fantascienza tra più in voga (no, non vi parlerò delle Edisonate, che hanno il solo pregio di smentire che gli YA sono una invenzione recente) chiarendo la differenza tra Distopia e Ucronia.
Qual è la differenza tra Vangelo secondo Maria di Magdala e I giardinieri?
Nel primo un fatto (quasi)storico è accaduto diversamente nel passato –ed è ininfluente che le sue ripercussioni siano positive o negative), nel secondo succederà qualcosa che porterà a una società repressiva e violenta.
L’ucronia, una storia alternativa basata su “E se invece…?” non è un genere nuovo, già Tito Livio nell’opera Ab Urbe condita contemplava la possibilità che Alessandro Magno avesse sviluppato il regno macedone dirigendosi verso ovest anziché verso est. Al giorno d’oggi è particolarmente gettonato, di qua e di là dall’Atlantico, un diverso esito della battaglia di Gettysburg. Vorrei anche segnalarvi l’ucronia Fantasy Motherland, in cui il processo di Salem ha condotto a un’ascesa al potere da parte delle streghe. Ah, nove decimi se non di più dello steampunk sono Ucronia.
Il mio I giardinieri, Ken il guerriero, Mad Max, 1984 e Il racconto dell’ancella rappresentano una società nel presente o nell’immediato futuro oppressiva e/o violenta. Per via delle infinite sfumature di “opprimente”, questo elenco potrebbe essere lunghissimo, da Kyashan a Robocop, Hunger games

Ecco, dopo quattro cartelle di lana caprina su frasi prese da Wikipedia vorrei aprire la discussione, perché è sempre bello venire smentito a ragione: secondo voi si possono “limare” queste definizioni? Ad esempio, Blade Runner è in un genere diverso dal romanzo da cui è tratto? 1997 fuga da New York è un thriller? Ci sono film che secondo voi ho mal classificato?




Anni di silenzio, poi, Inaspettatamente…

Lo potete trovare su Amazon oppure scrivendomi in privato, che così ve lo dedico e spedisco 🙂

Ah, la sinossi:

A volte basta un granello di sabbia per fermare un motore, un chiodo può far perdere una guerra.
Un gesto può cambiare una persona, una nota può rovinare una melodia.
Un nuovo punto di vista può alterare la percezione di un panorama.
In questa raccolta ci sono Intelligenze Artificiali, revenants, viaggiatori da altri universi, giardini segreti, bellissimi quadri, molecole impossibili, guardiani della storia, combattenti eterni.

Buona lettura, buon nuovo punto di vista.
Front1

 

 

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Grifters de no’antri

Ore 6:40.  Davanti a casa.
Sto salendo in macchina, quando mi si ferma accanto un tizio con un furgoncino: – Ciao!-
– Buondì- rispondo io.
– Mi hai riconosciuto?-
– No, mi spiace-
– Antonio, il figlio del muratore- (1)
– Lo stesso, mi spiace-
– Ho aperto un frutta e verdura in piazza, vieni a trovarmi- (2)
– Va bene, se capita ci vediamo- (costa tanto poco accontentare la gente)
– Anzi, guarda, ti voglio lasciare una cosa, così mi fai pubblicità-
– Non importa, te le faccio lo stesso-
Niente, salta giù, apre il portello posteriore e mi scarica una cassa con delle pesche e dei poponi profumatissimi. (3)
– Non importava, davvero-
– Mi offendo. Anzi… –
Io sto già risalendo in macchina salutando caramente per andare al lavoro (4) quando “Antonio” riapre il portellone e tira fuori una cassa di pomodori con due bei finocchi. Onestamente, belli davvero. (5)
– Mi offendo, prendi-
– Davvero, anche troppo, non ho modo di…-
– Tieni anche questi, gli altri te li regalo io tichiedosolodipagarmiquesti. (6)
L’ha detto sottovoce, bofonchiando, ma l’ha detto. Rido dentro di me. Ha all’amo un pesce che ha visto troppe puntate di Leverage per non dargli dei begli scossoni alla lenza.
– Grazie ancora, allora. Ci vediamo in piazza!- Faccio per risalire in auto.
– No, scusa, gli altri te li regalo io ti chiedo solo di pagarmi i pomodori- (7)
– Covfefe?- (8)
– Mi dovresti dare cinque euro per i pomodori.
Tolgo dall’auto la sola cassa dei pomodori.
– No, mi spiace, purtroppo non ho soldi con me. Dai, te li rendo, ti ringrazio, ci vediamo comunque in bottega- (9)
E sono andato via con l’esca.

Le magagne stanno tutte sotto
Le magagne stanno tutte sotto

Il tizio era pure bravino anche se ingenuo: messa a proprio agio col senso di familiarità e fiducia, il falso regalo, la leva sul senso di colpa (“mi offendo”, “ti chiedo”, “mi dovresti”), l’esiguo prezzo richiesto che avrebbero convinto qualcun altro a comprare frutta quasi non vendibile ma ben piazzata nelle cassette in modo da nascondere le magagne, ma che soprattutto non voleva e non aveva scelto.
Purtroppo ho prima venduto porta a porta -e quindi la metà dei trucchi, restando nella legalità, li usavo io- e poi ho visto tutto Leverage. E ho avuto anche qualche maestro di quelli citati qua sotto: l’anatomia della truffa è sempre quella: esca, amo, strattone -> piccolissimo guadagno assicurato, grande guadagno promesso,  esborso.

Grazie, Antonio. La portineria e i miei colleghi dicono che i poponi sono un po’ passati ma stasera si posson ancora mangiare.

 

 

(1) Niente cognome, dati vaghi.  Chi è che non conosce un muratore?
(2) Vago, mette a suo agio il “cliente” con il senso di “quartiere”.
(3) Quindi molto maturi, al limite della vendibilità. Ecco l’esca.
(4) Bugia: Bricoman.
(5) Ecco l’amo.
(6) Ed ecco lo strattone.
(8) Giuro, lo stavo già trollando.
(9) Se mai ne aprirai una.

Pay Forward

Ieri ero a un matrimonio, un matrimonio con tanta gente bella e ganza, tanto alcool (un giorno vi racconto, ma è scorrelato da quanto segue), tanto buon cibo, preceduto da un buffet.

Quando dico “tanta gente” intendo “più di quattrocento persone”.

Quindi quando un ragazzo mi si è avvicinato sorridente ero convinto di non averlo mai incrociato.
“Simone?”, invece.
“Sì, scusa se…”
“No, tranquillo, sono ********, ci siamo incrociati solo una volta a casa di Leo, una dozzina d’anni fa”
“Abbi pazienza, non sono mai stato fisionomista, mi spiace non averti riconosciuto”
“Io ti ho riconosciuto prima ma non ti volevo disturbare, e non ero sicuro. È che mi sei rimasto impresso perché quella volta sei stato gentilissimo”
“Io? Sicuro?”, scherzo io.
“Sì, avevi fatto e portato il pane alle noci, e quando hai visto che c’era un ragazzo in più, io, sei uscito di nuovo a comprare dello stracchino”
“Giuro che non ricordo, ma in ogni caso…”
“Non ci eravamo mai visti e sei uscito di nuovo, apposta”
“Mi sembra il minimo anche adesso”
“Lo so che sembro matto, ma tanta gentilezza me la sono ricordata, e ti volevo ringraziare ancora”
“Per così poco? No, grazie a te, che mi hai dimostrato che non ho sbagliato proprio tutto, nella vita”.

Scomunica latae sententiae

“Non so che farmene del vostro latinorum”

Non essendo un boss mafioso, un po’ me l’aspettavo.
Però, già che c’erano, potevano farmela all’antica, con la processione di incappucciati che spengono i ceri uno alla volta.

scomunica

Every N.O.W. and T.H.E.N.

Questa edizione è stata la 4.0.10407217_10204048666679496_4608977935272595405_n

Densa da far paura di eventi, ma ancor più di soddisfazioni.10440228_10204048665359463_3734151969820109866_n

Quando all’inizio del 2012 chiesi nel gruppo Facebook di Lega Nerd, grossomodo, “Ma se ci ritrovasse tutti assieme a insegnarci l’un l’altro qualcosa? Mica per forza roba nerd.” non credevo sarebbe finita così bene. Nacque il Nerd Open Workshop, al quale partecipò una dozzina di persone, dal costo piuttosto esoso per gli esagerati costi della Casa del Popolo di Pozzolatico – che poi, astutamente, ci trattò malissimo alle edizioni successive (e allora ciao) -, ma ricca di entusiasmo.

Una giornata, sei corsi in tutto, subito raddoppiati all’edizione successiva, però.

10385385_10204048665879476_2648911941435321833_nCome potete vedere da questa pagina,  l’idea piacque. E piacque tanto, che siamo alla quinta edizione e a un ritrovo di “facciamo il punto”. E già c’è lo spinoff, il T.H.E.N., Troubleshooting Heuristic Event for Nerds, che all’interno del N.O.W. (e fuori) si preccupa di trovare soluzioni ai guasti hardware e software degli oggetti portati dagli intervenuti. Così, gratis e per il gusto di farlo.

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L’ultima edizione, il N.O.W. 4.0, ha portato nei locali messici a disposizione gratis et amore dei dalla Casa del Popolo di San Donnino qualcosa come 35 intervenuti e 26 corsi in programma, più tre tavoli permanenti, ma non sono mancate esperienze estemporanee.10346534_10204048665559468_5948398058035028809_n  E un servizio fotografico degli amici della Daywedding, mica cotiche. (Che tra parentesi sono quelli che manutengono il sito del N.O.W., e hanno pure sviluppato il sistema di gestione dei biglietti su plugin wordpress. Tanta roba).

Il tutto, dicevo,  per i venti euro che servono solamente a coprire i TRE ottimi pasti, visto che i docenti fanno e insegnano gratuitamente.10341761_10204048666119482_4042832248008605353_n

Insomma, scaldava il cuore, come me lo scalda ogni volta, anche se la10401466_10204048665839475_5488747487818810925_n notte tra sabato e domenica ho dormito tre ore, vedere questi genii dal cuore grosso come una casa condividere mestieri e passioni, abilità ed esperimenti.   E ‘sta gente è bravissima coi computer, sì, magari pure per mestiere, ma poi scopri che sanno cucinare di tutto, dai tortelli al seitan ai pancakes e impastare e far pane e pizze, sanno suonare e fare sapone e origami meravigliosi, risolvono un cubo di rubik in mezzo minuto, fanno shibari e viaggiano per mezzo mondo in con due lire, che sanno scrivere e disegnare e fare i  deejay, sono maestre di trucco e di cucito, 10406369_10204048666159483_5084826672579151239_nfanno sottotitoli per telefilm e parlano latino e greco,  praticano scherma antica e rugby, che incidono su vetro e metallo, che fanno foto bellissime con metodi alternativi, cuciono tovaglie e pelouches, 10378222_10204048665759473_2451148116292304663_n realizzano app per cellulare e stampe 3d e, davvero, sono sicuro di star dimenticandomi qualcosa e non ricordo cosa.

E la parte più bella è che te10418845_10204048665239460_1579211195986357678_n lo insegnano, gratis (non mi stancherò mai di dirlo), volentieri e con passione, solo per il gusto di condividere una soddisfazione personale, i trucchi di un mestiere, di un hobby o di una attività. Lo fa10419568_10204048665399464_2199838725531940791_nnno perché insegnare una cosa che ci piace è una forma di altruismo che costa poco e rende tantissimo.

E ‘sta gente non è solo bravissima come ho detto prima, ma è pure buona come il pane di Argo e Antonio; non fa fatica fare tre volte lo stesso corso in 10478146_10204048666439490_6039026775356832346_notto ore solo perché è arrivata gente nuova che s’è persa l’esposizione precedente (vero, Dario?), o non riuscire a seguire un corso fino in fondo perché devi coordinarne altri due di cui sei codocente.

E poi beh, ci sono i pasti assieme, che da soli valgono tutte e due le giornate, in cui si ride, si scherza e si mangia benissimo -giuro, a me la Casa del Popolo non dà una lira; c’è stata l’asta, in cui ci si aggiudicano a cifre ridicole oggetti ridicoli che qualcun altro ha regalato.

Insomma, ne sono uscito a malapena vivo, e già è aperto il sondaggio per la data del 5.0. Se non son soddisfazioni queste, quella di vedere una mia idea che piace, è condivisa e cresce, che cosa si vive a fare?

 

La risposta alla domanda fondamentale sulla vita, l’universo e tutto quanto

E insomma, ci sono arrivato.
O spero di arrivarci, dato che questo post viene scritto con un anticipo minimo ma comunque non nullo.
Oggi il vostro una volta logorroico e adesso da tutt’altro preso compie quarantadue anni.
L’anno scorso ho saltato il momento in cui mi autoincensavo condividevo con voi i miei traguardi, quindi quest’anno dovrò rimediare.

Il più visibile è anche quello più salutare.
Ho perso quaranta kg e la percentuale di grasso corporeo è passata dal 38.5% al 17.5%. Grossomodo, che non mi sono ancora assestato, voglio metter su muscoli, le feste, i compleanni, si mangia più calorico, l’inverno, bla bla bla.
Ma 40kg in meno di un anno, senza segarmi le gambe. Come dico qualche post più sotto, ho una media-target di 12000 passi al giorno, e 60 rampe di scale. Faccio diario alimentare e cammino e corro “per i bambini”. Sì, corro, accidenti a me. Un tabata (30s*6km/h)(2m*12km/h)*12 in mezz’ora mi fa correre 5km e spiccioli. Maledetti programmini che girano sul cellulare mentre ascolti audiolibri e pumping music.

Ho organizzato dei Nerd Open Workshop. L’idea non è tutta mia, nulla sarebbe stato possibile senza una comunità nerd che posso solo definire fantastica, ma vedere gente che si scambia il sapere volentieri, ridendo e GRATIS (anzi, paga qualcosa) mi riempie d’orgoglio, quando penso che, beh, un po’ del mio ce l’ho messo. E c’è gente coi controcoglioni e con un cuore grande come un pallone da spiaggia che lavora perché la mia idea è piaciuta. E quando mi dicono “dobbiamo rifarlo PRESTO” mi s’allarga un sorriso che nemmeno lo Stregatto.

Ho realizzato dei progetti con Arduino. Lo so, ecchissene, ma, come sopra ho lasciato intuire, mi sento piuttosto nerd, e son traguardi.

Ho preso le redini, cedute dopo un anno a mia moglie che è più caparbia e capace, di un gruppo di traduzione e sottotitolazione coi controcosi. I sottotitoli dei nostri film bla bla bla la qualità, ma soprattutto l’ambiente e l’efficienza del gruppo. Lasciatemene bullare anche se “No man of her own” non l’ha visto nemmeno quello che poi l’ha stampato.

Non ho scritto nulla del romanzo in corso che abbia poi pubblicato, nemmeno qui. Eppure le idee ci sono, le ho pure viste altrove (Sitchin, ti odio, sei nato troppo presto). Mah.

Ho visto un altro po’ di mondo, quasi tutto anglosassone, e mi sono buttato con il cavo e carrucola -mancava solo il pollo- nell’Adrenalin Quarry.

Sono riuscito a non fare impazzire mia moglie, a non farmi uccidere nel sonno nè avvelenare, e assieme a lei sopportare una densità di eventi e impegni che forse forse Obama in campagna elettorale.

Mi son fatto crescere i baffi, ho imparato a curarli, almeno in via teorica**, a farmi la barba col rasoio a mano libera, ad affilarlo, a curare il mano libera e il rasoio di sicurezza, sono riuscito a far appassionare diversa gente alla rasatura tradizionale. È una pratica zen, economica e di soddisfazione, e le cose belle si condividono, no?

Anche se non vedo abbastanza i vecchi amici, ce ne sono di nuovi, che mi vogliono un po’ bene e/o mi stimano. Inesplicabilmente.

Soprattutto, sono riuscito a ridere ogni singolo giorno. Grazie a chi c’era e a chi m’ha aiutato a farlo.

*stime ufficiali Withings
** Non ho uno schnurrbartbinde, e il mio lavoro resterà imperfetto.

Facciamo…

Facciamo che la Figlioluccia mi ha regalato una bilancia per Natale.
Ma non una bilancia qualsiasi, no.
Una Withings, una bilancia che ti analizza e smonta e, soprattutto, comunica via WiFi con mille siti, se glielo dici.
Facciamo che la prima volta che ci son salito ho fatto “oddio, oddio, non è possibile”, e mi sia, diciamolo accademicamente, ricacato in mano per la mia salute.
Facciamo che col sottocitato IFTTT ho messo su un foglio di calcolo su Google Docs per mettere in grafico sette-otto parametri tra bilancia e centimetro, che mi avvisan subito quando sgarro.
Facciamo che nel pannello di controllo della bilancia ho visto che si linka anche con diversi siti di fitness, primi tra tutti Endomondo e Myfitnesspal.
Facciamo che la Figlioluccia dice che son diventato ossessivo, che peso e segno tutte le calorie e i nutrienti di quello che mangio, anche se poi sgarro spesso.
Facciamo che ho perso sette chili in meno d’un mese.
Facciamo che di Endomondo mi son tirato sul cellulare l’applicazione che fa un log GPS di quanto cammini, corri, e poi passa i dati a Myfitnesspal.
Facciamo che mi son comprato anche un Fitbit, per quando non sono all’aperto, che mi incentiva a far le scale.
Facciamo che adesso tutte le mattine mi faccio lasciare non proprio al cancello del lavoro, e la sera faccio un pezzetto a piedi prima di farmi raccogliere per andare a casa.
Facciamo che m’è venuta voglia di mettermi a correre. No, dai, questo no, non facciamolo, che non è proprio vero.
Facciamo però che oltre che per la salute mia, tutto ‘sto casino lo faccio perché ho scoperto Earndit, che i miei passi, i miei minuti di corsa e le rampe di scale che strappo all’ascensore li trasforma in punti e i punti in beneficienza.
Facciamo che la stessa beneficienza la può fare anche chi ha un Garmin di quelli da corridori serii, o anche solo un cellulare col GPS.
Facciamo che anche voi vi fate prendere dal trip della camminata che trasforma la vostra trippa in medicine per un bambino guatemalteco? E avvisatemi, così divntm trp amc, e C add ksì ci tifiamo a vcnd!

Facciamo del bene.

Le BELLISSIME pubblicità di Radio24

Ancora prima di sposare una copywriter, il Vostro era un appassionato di pubblicità.*
Non son figlio di Carosello, se non a posteriori: sono andato a casa del signor Carosello anni dopo il suo pensionamento e ho cercato di conoscerlo, che tutti ne parlavano benissimo.
Son comunque cresciuto davanti alla televisione, lo sapete, ai tempi di canale48 e della pubblicità “bana-banà, sei fortunato, bana-banà, che c’è Pippucci“** o “Da Carnicelli, amico vaaaai, tante cose troverai, tutto quello che tu vuoi, tutto quello che non haaaai…“. Era parte della mia giornata, e mentre i cartoni prima e i telefilm poi cambiavano, le pubblicità ricorrevano, diventavano familiari, si incidevano a fuoco nel mio cervello di pargoletto***.
Insomma, ci sto attento.
Seguo anche, fondamentalmente, due radio: Deejay e 24, la prima molto meno da quando è diventata radio MaratonadiLinusforzaUOMO!, e infatti praticamente ascolto più solo il Trio Medusa, prestissimo al mattino, e anche lì intervallo con Radio24.

Sì, l’ho presa larga. Lo sapete, ormai, che divago. Andate avanti? Andate avanti, via, che costa uguale.

Radio24 è una radio di pazzi e di genii. Tra Barisoni, Giannino e Cruciani se la giocano a chi fa il commento più caustico, che sia a un ascoltatore che vaneggia o un politico ospite che cerca di giustificare l’ingiustificabile, ce ne è per tutti.
È zeppa di programmi interessanti, se escludiamo “La guardiana del faro”, che fa venire voglia di tornare negli anni ’30 e farsi fuori, o “Compagni di viaggio” che a me ogni volta fa domandare “ma con quale criterio li scegliete, gli ospiti? Io son stato a Parigi, ma non sono un esperto della Francia****. Fatevi domande e datevi risposte”.
Insomma: questa macchinetta ben oliata è periodicamente incastrata da delle pubblicità agghiaccianti.
Non tenterò di essere completo, esaustivo, o di fare delle hit-parades, visto che il gusto personale è, appunto, personale, ma una radio di tale spessore dovrebbe avere o appoggiarsi a gente che realizzi spot che non facciano accapponare la pelle.

In ordine sparso:

Combivox. Inizia con una tipa A che riceve una telefonata, chè a casa è scattato l’allarme. L’amica B: “vengo anche io”. Poi scatta anche a casa dell’amica, ma lei può vedere via cellulare cosa è successo. B: “Ah, ma è Fuffi, il gatto del vicino!”. E tutte e due giù a ridere.

Cosa ridi, cretina di un’A, che a casa tua stanno smontando anche la caldaia?
Nel mondo reale, queste due sciroccate arrivano a casa di A, che lì stanno andando, e vengono abbattute a manganellate dal ladro, legate con le loro stesse budella, stuprate da morte e rivendute a peso a una fabbrica di mangime per gatti del vicino.
Nel frattempo, a casa di B, Fuffi si sta facendo le unghie sull’arazzo del ‘500 dopo aver cagato nel giardino Zen.

http://www.lafacciagiovanedellagricolturalombarda.it.
No, non sto scherzando, esiste davvero un sito con un indirizzo di quarantuno caratteri senza il www.
E poi te lo dicono per radio, che ti aiuta a ricordarlo. Io e la Figlioluccia abbiamo passato dieci minuti a cercare di decostruirlo.
– La giovane Lombardia con l’agricoltura in faccia?
– La faccia lombarda degli agricoltori giovani?
– Gli agricoltori giovani con la faccia da lombardi?
– I giovani lombardi con la faccia da agricoltori?
– La lombarda gioventù degli agricoltori di facciata?
– Questa è una via di mezzo tra il risorgimentale e mani pulite, mi piace.

– Lo sapete che la Foppapedretti, tra le tantissime idee geniali, ha anche partorito questa CAGATA (è proprio il caso di dirlo)? E come la pubblicizzano? Con una filastrocca in rima baciata, difettata in rima e metrica… . Una filastrocca di mezzo minuto che finisce con “e ti faccio anche il favore / di nascondere l’odore”. Peccato che non la trovo da nessuna parte e che il mio cervello schifato non sia riuscito a trattenerne il testo integrale, sarebbe stato bello trascriverla o linkarla per intero.

Cerulisina. Plagio e orrore. Sulla musica di Salagadula Magicabula, la povera manovale della pubblicità che leggeva la filastrocca di cui sopra è costretta per portare a casa la pagnotta, a cantare per trenta sanguinosi secondi le lodi di uno scioglicerume. Io non so se arrabbiarmi, schifarmi o compatire.

– Agenti di commercio.
Io di questa mi immagino il briefing in sede di agenzia pubblicitaria.
“Dobbiamo risparmiare”, dice il direttore dell’agenzia.
“Ma il cliente vuole qualcosa di incisivo”, risponde l’account.
“Non possiamo permettercelo, il cliente paga poco”
“Ma è una campagna prevista per tutto l’anno, in almeno sei declinazioni”
“Cosa richiedono?”
“Qualcosa che faccia comprendere il carattere nazionale dell’azienda, immediata per farla capire anche ai più tonti (lo sanno anche loro che il target non è di genii), che ponga l’azienda come un aiuto indispensabile”.
Si alza il creativo “C’ho un’idea. Voce maschile: ‘Cerchi agenti di commercio? Rappresentanti? Agentidicommercio punto it‘. Ditelo, sono un genio”
“Sì, ma il carattere nazionale?”
“Lo facciamo dire con un accento diverso per declinazione”
“Costano, sei attori da diversi parti d’Italia”
“No, ho un cugino che è una sagoma, quando fa il siciliano sembra che metta la coppola, sembra Miacara e Piccone tutto da solo, e quando deve fare il toscano mangia la C come Tognazzi e Vianello in ‘Tito te t’ha’ritinto i’ttetto'”
“Ma lì la C non c’è.”
“Ci siamo capiti, dai”
“Quanto vuole?”
“Eh, poco, con una bottiglia di Sambuca ti imita anche Bongiorno e Celentano, se serve. Serve?”
“No, abbiamo già imitato Braccio di Ferro***** l’anno scorso, sarebbe ripetitivo”

Agenti di commercio.
No, non ho sbagliato un copiaincolla. È che quando uno pensa non si possa scendere più in basso, qualcun altro scopre la Fossa delle Marianne.
Il nuovo spot è uno pseudo-coro alpino che canta sull’aria di “Bella Ciao”.
“Se sei un’azienda”
(Controcoro) “Si lo sono”
“E cerchi agenti”
(Controcoro) “Si li cerco”
…Vi risparmio il resto, che se vi volete far male è sempre in onda. Cazzi vostri, io vi ho avvertito.


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..

* Lo so, lì per lì avete pensato “rompicoglioni” oppure “tignoso”, e non posso darvi torto. Anzi.
** Con un tizio dipinto di nero che avrebbe dovuto essere un cantante di colore. “Bana-banà”. Roba che Borghezio è open-minded. Non disturbante come quella in cui due bambine in costume da bagno cantavano qualcosa -grazie a Chtulhu ho rimosso- che finiva “…in via san iacopino, o lo pigli nel culino”, ma altrettanto scorretta.
*** Chiedetevi ancora come mai son rimasto così, dai.
**** E finchè non avrò malattie neurologiche, non vorrò esserlo.
***** True story.

Pensieri sciolti

“Bravo, eh, Ledger, ma l’Oscar postumo no, dai.
Com’era la forma interrogativa in tedesco?
Devo ricomprare il velcro e la pasta per saldare.
Necropolis è uno dei Dylan Dog migliori. Perché non lo dicono?
8.8.8.8 e 8.8.8.4. Oppure 8.8.4.4?
Un veleno che sia emotossico fermerebbe subito il sanguinamento e lascerebbe minime tracce d’iniezione?
Devo rifare i fermi del kindle per la deb.
Devo fare l’excel sulle battute di subatomic.
Geiger era ancora vivo nel ’41?
Un flaconcino per il balsamo e uno per il dopobarba.”

Benvenuti nella mia testa.

Paura, eh?