Category Archives: Plauso e lodi

If This Than That

Quant’era che non parlavo di un servizio internet o di un gadget?
Dai tempi di Second Life (abbandonata solo perchè mi soddisfa molto di più la first, da un bel po’), perlomeno.

Okay, oggi devo esprimere tutti i miei “wow” per un servizio che ho scoperto da un annetto ma che uso a modino solo da un paio di mesi:

IFTTT.COM

Già il motto ben promette: “Put the internet to work for you”, “Fai lavorare Internet per te”. È quello che fa: interfaccia diversi servizi internet di uso comune, da Facebook a WordPress a Dropbox, e pure un ottimo servizio SMS -per ora; in USA funziona anche il servizio chiamata, che legge anche testi-.

Con una interfaccia di immediata comprensione, consente di creare delle “recipes”, ricette, che leghino un servizio all’altro secondo delle regole scelte di volta in volta da menù -niente programmazione o codice, per intenderci, al contrario di un altro servizio, più flessibile ma più complicato, Paraimpu*– e pure di condividerle.

Faccio un po’ di esempi: io ho creato delle ricette che
IF THIS: esce un RSS di un torrent di telefilm che seguo THAN THAT: mi manda un SMS.
oppure
IF THIS: è il tramonto THAN THAT: mi manda un SMS coi dati del tempo odierno e le previsioni per domani.
oppure
IF THIS: pubblico un post su WordPress THAN THAT: pubblica su Twitter e Facebook.
oppure ancora
IF THIS: esce una nuova tavola di Zerocalcare THAN THAT: me la manda in mail.
o ancora
IF THIS: mando una mail, anche da cellulare, con tag #spese a un dato indirizzo THAN THAT: aggiunge una riga a un foglio spese excel in Google Drive rispettando la formattazione da me specificata.

Posso andare avanti per 35 ricette. Solo 35 perchè non uso tutti i servizi -i canali- che questa macchinetta mette a disposizione.
Davvero, non se ne esce vivi: al momento sono 50 “trigger”, azioni/eventi riconosciuti, da App.net a Youtube -senza dimenticare dei trigger non internet quali data/ora, meteo, domotica e SMS**- e 53 canali con almeno due o tre azioni in uscita cadauno.
Fate voi i conti di quante combinazioni sono possibili, senza contare che ogni tre per due viene aggiunto un nuovo canale (vabbè, di contro Twitter si è tolto dai trigger, per esser sicuro di generarsi traffico umano. Poveri).

Insomma, giocateci un po’.
Da quando ci smanaccio con un po’ di attenzione, il mio cellulare è diventato un hub di servizi net-related, e anche non, visto che mi avvisa se l’indomani sarà troppo caldo o troppo freddo, o se si aspetta pioggia, mi avvisa di compleanni e -ahem- nuovi torrents disponibili.

E un’altra cosa, secondo me fondamentale: ‘sta gente risponde alle mail di richiesta supporto in tempi brevi, cortesemente e competentemente. E ti ringraziano per il feedback.
Lo stesso Paraimpu, ed entrambi hanno capito che non sono solo i bit che fanno grande un servizio, ma anche la gente che ci sta dietro.

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* Paraimpu consente di utilizzare il Karotz (se non sapete cos’è non siete davvero nerd, e questo post vi ha solo annoiato) come attuatore. C’ha di ottimo che gestisce roba tipo sensori ambientali, smart-TV, Arduino e Netduino, quindi l’unico limite (altrui) è la fantasia. Il mio è la competenza.
** Fatemi sapere se a voi riconosce i tag

Una soddisfazione, finalmente

In questo momento la Figlioluccia è sull’aereo per Berlino, diretta verso la messe di allori che la aspetta al Bread & Butter per la campagna che ha realizzato per una nota ditta di piumini.
Il privarmi della di lei compagnia, anche se solo per pochi giorni, mi pesa già, ma mi è alleviato dal fatto che, nonostante la campagna sia stata firmata come agenzia e non col nome di lei, il lavoro di copy e organizzazione sia TUTTO suo, e tutte sue saranno le lodi come lo sono state la standing ovation in sede cliente alla presentazione e i complimenti di tutti coloro che con quella produzione hanno avuto a che fare.
Il biglietto è pagato dall’agenzia -anche se probabilmente prenotato all’ultimo momento, visto che la Figlioluccia viaggia da sola su un volo di categoria superiore-, e la mia dolce metà alloggerà in un loft nel centro di Berlino.
Io intanto non riesco a decidere cosa farmi portare per souvenir per farle alleviare la coscienza dall’avermi lasciato solo -serata del veNERDì a parte- mentre lei se viene osannata in giro per l’Europa. Suggerimenti?

(No, scherzo. Vai tranquilla, Debbina, che ti meriti questo e altro, ennesima prova del genio che sei)

Doverosi ringraziamenti

Devo, anzi, dobbiamo visto che parlo anche a nome della Figlioluccia che mi si sposa, ringraziare, ora che ho modo e memoria,
tutti coloro che stanno contribuendo alla riuscita di questo matrimonio come giorno di festa.
– I nostri genitori, che si stanno sbattendo comunque per mille cose, dal pranzo ai rinfreschi ai fiori ai mille consigli;
– Tutti gli amici, testimoni e musici in primis, che stanno lavorando e lavoreranno “gratis et amore nostrum” adesso, da qualche settimana e temo fino al 25, su mille e mille aspetti di un evento che sarà unico anche grazie a loro;
– Tutti coloro che interverranno, in qualche caso attraversando mezza Italia, per condividere la nostra gioia;
– Coloro i quali e le quali ci hanno regalato un addio al celibato e un addio al nubilato straordinari; da parte mia, grazie per non aver tirato fuori omini unti per la Figlioluccia.
– Tutti coloro che, magari pur non intervenendo, si son sobbarcati la rottura di scatole di andare in agenzia o a fare un bonifico, perchè noi abbiamo un viaggio di nozze indimenticabile;

Grazie a tutti, davvero e col cuore.

That’s amore

Dopo due notti fuori casa -anche se a casa di amici gentilissimi, mica sulle panchine-, due giorni ricchi di impegni -cogli amici gentilissimi di cui sopra- e un appuntamento annuale che, visto il gradimento della Figlioluccia posso sperare di rendere fisso anche per lei, dopo aver incontrato DiNozzo di NCIS e Annachiara del Grande Fratello (quella è topa per topa per tre e quattordici, più dal vivo che in televisione, per stessa ammissione della Figlioluccia, se no col cavolo che mi azzardavo a scriverlo qui, capitemi), dopo essermi innamorato di almeno sei serie televisive nuove con le quali ammorberò la Figlioluccia e il mio PC per almeno un’estate, ieri s’era finalmente di ritorno. Quando ho finalmente iniziato a vedere per la prima volta e sul palmare il musical “Hair”, giusto sei minuti per capire che mi sta sulle palle (no, dico, fancazzisti drogati che campano alle spalle del prossimo), il nostro treno è arrivato a Firenze.
Alle 22.42.
La Figlioluccia propone di prendere un taxi, “che tu domani monti alle sette, e io ho un sonno boia, e mi fa pure male lo stomaco”, così un tassista logorroico ci accompagna all’auto.
Tre minuti dopo mi accorgo di non aver con me il cellulare.
Chiamo. Trilla a vuoto. Bene, almeno non l’hanno raccattato e spento, o stirato con un’auto. Non è nel taxi nè a terra, quindi, visto che nemmeno risponde nessuno.
La Figlioluccia -che l’auto è sua- sfida il sonno e mi reca prima in stazione -di nuovo- dove io accerto la sparizione del treno tutto. Un gentilissimo ferroviere -mica ci sono solo quelli che chiudono gli sportelli in faccia ai passeggeri impedendo loro di salire in un giorno di sciopero TRE MINUTI prima della partenza, e qui ogni riferimento alla Freccia Rossa partita da Milano verso Roma alle 19:30 è puramente casuale- telefona prima senza successo al convoglio, poi in deposito e avvisa che sto arrivando.
La Figlioluccia fa arrampicare l’auto fino all’Osmannoro, sopportando pure la mia fretta e i miei commenti di impazienza, e, espletate le verifiche di sicurezza del caso in guardiola ed esplorato metà dell’impianto in cerca del reparto lavaggio, mi guarda vagare in pellegrinaggio da un addetto all’altro fin quando ne trovo uno in grado di capire l’italiano e che mi indica che la Freccia Rossa è una delle due agli estremi dell’impianto. Una è in arrivo per il lavaggio, l’altra boh. Per fortuna quella che interessa a me è quella da lavare, quindi dieci minuti dopo e innumerevoli binari scavalcati, busso alla motrice come avevo visto fare al gentilissimo ferroviere di SMN, mi faccio aprire la carrozza e recupero il cellulare abbandonato sul tavolino.
Da un coglione, aggiungerei, quello che vi sta scrivendo.
La Figlioluccia, che aveva esordito con “ho sonno”, ricordate?, mi recupera e, imboccata l’autostrada, mi scodella a Figline verso le una, dove ci fiondiamo a letto dopo aver bevuto un bicchiere di Caleffi per il suo mal di stomaco, e quindi rovesciato le valigie sul divano e la roba sporca nel cesto in bagno.
Senza un’offesa, senza scaricarmi in faccia lo spray al peperoncino, senza farmi controllare la ruota posteriore in area di servizio e partire sgommando, senza farmi per sbaglio manovra addosso durante il parcheggio, senza suggerirmi di legarmi le cose al collo o di andare in vacanza in paesi nei quali non batte sole.

Capito perchè la sposo?

Ricordatevi di lei


Remember her

Si, ricordatevela.
Perchè questi sono cinque meritatissimi minuti di fama, la rivincita di una vita, di cui racconterà con orgoglio e nostalgia.

Quei tre imbecilli dietro alle scrivanie invece resteranno lì, ricchi, famosi e idioti, molto più a lungo.

Nel video linkato, non embeddabile, alla fine un po’ le chiedono scusa, almeno. Un po’.

edit: è non embeddabile ogni video che ho trovato, adesso. Oh, beh, è un click in più 😉

Siamo di Costituzione forte

La Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità dell’ art. 14 comma 2, della legge 18 febbraio 2004, n. 40, (la legge sulla fecondazione) dice una nota della Consulta, «limitatamente alle parole “ad un unico e contemporaneo impianto, comunque non superiore a tre” embrioni».
Insomma, è stato fatto fallire un referendum, ma la gente è protetta nella salute e nella dignità dalla Costituzione.
Non ricordo quale coglione vaticano cardinale stamani ha dichiarato che “così si apre la via dell’eugenetica”. Paura che nessuno poi faccia più il prete, eh?

Insomma, diciamocelo. Se il Vaticano vuole entrare nell’utero di qualcuno, che si paghino delle mignotte, invece di provarci con le nostre mogli.

Si, lo so che sembra diventato un blog esclusivamente anticlericale.
Ho in testa -e solo lì- un post sul matrimonio e relativi preparativi, uno sul mio posto di lavoro e un nuovo capitoletto del mio racconto, e non ho il TEMPO e la FORZA di scrivere qualcosa di decente :/

Good Companies

Sabato e ieri io e la Figlioluccia eravamo di corvee lavatrice.
La suddetta macchina è una Ocean PK100 di seconda mano, acquistata da un collega quando casa mia contava a malapena un letto matrimoniale con un materasso singolo, una cucina difettata della Emmelunga e un paio di scaffalature industriali utilizzate come libreria.
A fine lavaggio, lo sportello non si apre. Aspettiamo.
Nulla. Facciamo ripetere l’ultima fase, e aspettiamo il nuovo sblocco.
Ancora nulla.
Andiamo a letto, e appena sveglio iermattina provo a riaprire lo sportello.
Hop, un gioiellino. Capisco che non è questione di programma, visto che la macchina è spenta da dodici ore, ma di temperature, effetti ventosa e quant’altro possa fisicamente impedire la corretta apertura, tant’è che il secondo carico viene estratto senza problemi dopo aver spento la macchina per venti minuti.
Per sicurezza, cerco il manuale della macchina sul sito della Ocean. Ottimo, ben organizzato, intuitivo, ma per il mio modello non c’è un pdf da scaricare. C’è però un indirizzo di mail al link “richiesta manuali”.
Clicco, compilo come si deve e mi preparo ad un’attesa eterna.
Invece no.
Stamattina arriva questo:

Gentile Cliente,
in risposta alla Sua richiesta La informiamo che il libretto specifico per la sua lavatrice non è disponibile in supporto informatico e quindi provvederemo a spedirLe gratuitamente con servizio di posta prioritaria un libretto cartaceo generico.

La invitiamo a comunicarci il Suo indirizzo ed autorizzarci al trattamento dati ai sensi della legge 196/03

Porgiamo nell’occasione i nostri più cordiali saluti

Servizio Clienti
BRANDT ITALIA SpA

Insomma, l’esempio più lampante di OTTIMO servizio assistenza, e ricerca della soddisfazione del cliente. E merita, come meritava Emmelunga tutta la mia pubblicità negativa, una gran pubblicità POSITIVA, visto che quando le cose funzionano bisogna ringraziare e premiare chi si impegna per renderle funzionanti -ricordate la mia avventura con l’ottima Logitech e con l’altrettanto ottima Weider? ecco.

Della stessa risma è Brando, che mi ha sostituito senza far domande una penna USB PICO-C che aveva cessato di funzionare con una nuova, appena ho inviato loro quella guasta. Mi hanno comunicato la ricezione e contestualmente il reinvio. Arrivata sabato direttamente a casa senza spese se non quelle di invio.

Che dire?
Grazie. E’ un piacere separarmi dai miei soldi quando so che oltre a un bene avrò un servizio, e la cortesia di un interlocutore. Ormai la differenza sta tutta lì.

Esseddiovòle

“Calderoli: aiuti alla Fiat? Non se ne parla”
«È molto importante ma non è la sola in difficoltà» «Sostegno a piccole e grandi imprese»
Sarà la legge dei grandi numeri, ma stavolta anche Calderoli n’ha detta una sana.
Vediamo se stavolta si capisce che non si può continuare a chieder soldi quando va male, con la scusa dei licenziamenti, e spendere soldi in coca e trans dividere tra gli azionisti quando va bene.

Diamo gli aiuti alle aziende dell’indotto, e NON alla FIAT, così si aiuta chi ne ha bisogno davvero.

Anche perchè ormai se licenziano, licenziano in Brasile, e, onestamente, dopo l’affare Battisti…

Grazie, Checco.

A te che quando sono nata è stata un’emozione
a te che se mi guardi trovi ispirazione
a te che mi hai già dedicato un sacco di canzoni
a te che francamente adesso hai rotto un po’ i coglioni
A te che giri in bicicletta in mezzo alle campagne
a te che fai le maratone e scali le montagne
a te che passi le giornate lì nella foresta
a te… si vede proprio che non hai mai cazzi per la testa
A te che dici «grande amore» e poi dici «amore grande»
e per ‘sta cazzata qui magari ti senti come Dante
guarda pa’ che non è mica tanto originale
l’hai copiata dalla pubblicità del pennello Cinghiale
Ma te ci sei oppure ci fai
se solamente lo sapessi sussulterei
se solamente lo sapessi sussulterei
A te io canto una canzone perché, scusa tanto, canta Manuela Villa, canta il figlio di Morandi, canta Dj Francesco e l’altro figlio dei Pooh
ma soprattutto, babbo, canti pure tu
A te che la domenica a pranzo inviti Manu Chao,
arriva questo stronzo non mi dice manco “ciao”
e dopo che si fotte il primo, il secondo e i dolci con la panna
attacca ‘na pippa sulla fame nel mondo
ma vatti a fa’ ‘na canna
A te che sei il mio paparino e il mio rino papa
a te che ogni tanto sei una testa di rapa
ma io ti voglio tanto tanto tanto bene
scusa papà spero che non ti incazzzi per questa mia canzone.

Cantata con il “piFello” che c’ha Jovanotti, e proprio di fronte al medeFimo, che faceva finta di non essere incazzato, e di sorridere, è stata una rivalsa non da poco sul fintoalternativo, il caro vecchio grunge co’quattrini che con un personaggio costruito a tavolino dopo “fei come la mia moto, fei proprio come lei!”.

E dopo avergli detto in ghigna “Non è un grande cantante”
“Però?”
“Non è un grande strumentista”
“Però?”
“Però niente, e che!”
Un grande.
Si capisce che Jovanotti mi sta sugli eufemismi?

Ecco, non tanto quanto Fabio Volo o Vasco Rossi, ma mi ci sta. E tutti per lo stesso motivo. Quindi, preparatevi, che arriverà anche un bel post dal titolo “Quelli che ho sui coglioni e/o non riesco a farmi piacere”.

Sto di nuovo bene, oh, se sto bene!

A volte basta poco

Apprendo dalla radio che quella delle dimensioni del pene che dipendono da latitudine e razza sono una credenza errata.

Variano solo le dimensioni a riposo; la media mondiale in erezione è pressochè uguale a quella nazionale, 14,73 centimetri.

Doppio decimetro alla mano*, la mia giornata è molto migliorata.

A volte basta poco, come dicevo.

*ovviamente sto scherzando. come tutti i maschi che non siano John Holmes o Rocco Siffredi, me lo son chiesto e lo so già da tempo: sono nella media. E di lì in poi, conta il come.

Pacchettino sicurezza

Vogliamo davvero far percepire più sicurezza ai cittadini?

Leviamo pure i militari dalle strade.

Però poi, al tabaccaio che durante una rapina ha sparato per difendere sè stesso, i familiari e i suoi beni uccidendo un pregiudicato, si consideri che non è stato lui a cercar briga e che di certo non è un professionista della pistola o del fucile; si proceda ovviamente alle indagini del caso, e una volta appurato che i rapinatori non li ha fatti entrar lui, si faccia cadere l’accusa di omicidio volontario (anche perchè suppongo che lui non si fosse alzato la mattina dicendo “oggi ammazzo uno”, al contrario del rapinatore che invece deve aver pensato “oggi vo a rapinare uno, e può darsi tocchi fargli del male”) e gli si dia una medaglia.

Si, una medaglia. Così la gente onesta vedrà che i propri diritti sono tali, che proteggere la propria sicurezza non porta a vent’anni di galera, e al contempo magari coloro che han fatto del crimine la loro professione sapranno che coloro che vanno a danneggiare non sono pecore con le mani legate da un sistema che finora protegge solo chi delinque.

I dialoghi della fava

In piscina, sdraiato, mi arrivano le voci dei vicini di sdraio.

“E’ c’ho quarantase’anni, non ho mai lavorato un giorno in vita mia, mica devo cominciare ora!”

“Eh, oh.”

“che poi non ho mia trovato nulla che m’appassionasse, se no mi sarei impegnato, applicato”

“Devi omologarti, banalizzarti”

“Che poi io e’ sono, banale. Chiedimi come voglio il caffè: normale, banale. Mica col latte, lo iogurt, la merda”

“Che poi alla fine non importa più il caffè, ma il resto”

“Eh, come colle donne. Lucia, Sandra, Valentina… a me ‘un mi garba loro, ma l’eterno femminino che ‘un cambia mai”

“Insomma, ti stanchi della Lucia, mica della topa”

Ecco. Vorrei essere uno scrittore tanto bravo da averlo inventato.

Thè, così impari!

Ieri ero dalla superba Signora del The, in piazza Cittadella, a Lucca.

M’era presa bene, e s’è fatto una degustazione di non so quanti tipi di the, tra bianchi, verdi e neri.

Nomi tipo “silver needle”, “silver pearl”, il gyokuro che ho bevuto come deve esser fatto da chi lo sa fare, e uno al sapore di malto di cui sono stato omaggiato di una piccola quantità di foglie, visto che non avrei potuto contenerne altro in forma liquida, nonostante avessi già essudato una maglietta e con la seconda sembrassi lo straccio di un benzinaio.

L’ottima padrona di casa ce ne spiegava le differenze nel gusto, nella coltivazione e nella preparazione via via che ce li serviva, e sopportava le mie domande. Addirittura ci ha spiegato cosa differenzia la Camelia Sinensis da quella Assamica e quella Japonica. Insomma, roba da gourmet per un palato al lampredotto come il mio, ma davvero costruttivo.

Ovviamente, al giapponese poco dopo abbiamo cenato accompagnandoci con un cha alla “temperatura del sole” (cit.).

Altrettanto ovviamente, non solo sono tornato a casa a un’ora a malapena proponibile senza accenni di sonno -e anzi godendomi come mai prima, quasi in maniera lisergica, la sensazione dell’aria notturna che veniva deviata dalla mano fuori dal finestrino fino sul mio volto: il flusso, il fresco, una sensazione tattile e rilassante.

Sempre ovviamente, ho dormito di profilo come un bassorilievo egizio. Sul soffitto.

E Dalì avrebbe pianto di gioia se avesse fatto i sogni che ho fatto io.

Grazie, Maestra del The 🙂